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THESE NEW PURITANS

Il preambolo è affidato alla giovanissima Hål, ragazza italiana che distilla elettro pop minimale in orbita IDM (quasi i Boards of Canada che giocano con Grimes e gli xx). Voce splendida, buona presenza sul palco, ma composizioni forse un po’ acerbe e non sempre a fuoco – benché sorrette da un pathos tangibile.

I gemelli Barnett (contorniati da due turnisti) salgono sul palco poco dopo le 22.30 ed esordiscono con il botto: A-R-P è il grande proemio, l’anello di congiunzione tra le geometrie astratte del capolavoroField of Reeds(che purtroppo si ritaglia uno spazio ridotto) e l’energia dark wave, carnale e ctonia di Inside The Rose, la cui tracklist domina invece pressoché l’intero concerto. I momenti migliori li regalano la title-track dell’ultimo lavoro (straordinaria soprattutto nel break tra strofa e ritornello, una sorta di trasfigurazione avveniristica dei migliori Depeche Mode) e Infinity Vibraphones, dominata dal calore dei beat e impreziosita da una delle loro intuizioni melodiche più dilatate e felici (i Talk Talk che rovistano nel carniere della new wave gotica). Altrove, il mixaggio – pesantemente sbilanciato verso la batteria di George – non valorizza al meglio la stratificazione del suono e la melodia, trasformando ogni brano in una sorta di scossa tellurica. Se la cosa funziona alla perfezione con We Want WarAttack Music,stante il loro bellicoso post punk in odore di dance, nei brani più astratti e d’atmosfera la combinazione penalizza un po’ le arcate melodiche e le armonie di vibrafono e sintetizzatore. Meglio, su questo fronte, Organ Eternal, che lascia risaltare la luminosità del synth e la propria architettura, minimale eppure sinfonica.

In ogni caso, poco male: i quattro musicisti trasudano energia da ogni poro e il carisma di Jack è inconfutabile. Francesco Buffoli

Milano | Santeria Toscana 31 | 14 giugno 2019


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