
The Smashing Pumpkins: la nuova trilogia è completa
The Smashing Pumpkins, ATUM: A Rock Opera in Three Acts, Martha’s Music
Si conclude oggi, cinque maggio, il terzo capitolo della trilogia ATUM: A Rock Opera in Three Acts, che segna il ritorno degli Smashing Pumpkins dopo Cyr, l’album in studio del 2020.
I primi due capitoli del nuovo lavoro della band di William Patrick Corgan sono stati anticipati in streaming nei mesi scorsi, mentre ora – con la terza parte – l’album è disponibile anche in formato fisico, su triplo cd e quadruplo vinile in edizione limitata, che contiene 10 tracce esclusive non presenti su altri formati.

Se i primi due episodi ci avevano convinto a tratti, alternando ottimi momenti (soprattutto nel secondo volume) ad altri assai più discutibili (specie nel primo), troviamo qui una sintesi delle intuizioni e delle intenzioni disseminate nei due capitoli precedenti: echi chitarristici à la Pink Floyd inframezzati da suggestioni sintetiche a metà strada tra Brian Eno e Mort Garson (Sojourner), ripiegamenti acustici con velature gotiche ma anche molto hard rock (That Which Animates the Spirit, In Lieu of Failure, Harmageddon), momenti synth-pop che strizzano l’occhio agli anni ’80 (The Canary Trainer, Pacer, Fireflies), o che addirittura sconfinano in esercizi simil-techno (Intergalactic). A confonderci è forse proprio questo tentativo di ricondurre tutti gli stili e le sonorità sperimentate negli ultimi anni in una summa: troppo di tutto, senza una precisa visione. Risparmiandoci la retorica, a tratti feroce, sull’ego di Billy Corgan che avrebbe decretato la fine di una delle band più importanti degli anni ’90, è innegabile che quest’opera sia il frutto di un processo creativo convulso, incapace di veicolare in maniera efficace la propria ispirazione, che pare disperdersi in una miriade di suggestioni incompiute e non sempre coerenti tra loro. E se, come avevamo anticipato nel numero cartaceo di aprile, appare ingeneroso liquidare troppo frettolosamente la parabola degli Smashing Pumpkins, e bollarli come artisti definitivamente tramontati, è pur vero che ci troviamo di fronte all’ennesimo tentativo non riuscito di tornare a fare la differenza.
Peccato.
Valentina Zona