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THE PINK FLOYD EXHIBITION

Their Mortal Remains

Londra | Victoria & Albert Museum 

Fino al 15 ottobre al Victoria & Albert Museum di Londra la mostra The Pink Floyd Exhibition – Their Mortal Remains, prima grande retrospettiva su una delle band inglesi più influenti della storia del rock, che celebra anche i cinquant’anni dalla pubblicazione del loro primo singolo Arnold Layne. A quattro anni dalla bella mostra dedicata a David Bowie, uno dei più importanti musei londinesi torna a dedicare la sua attenzione al versante musicale della storia culturale inglese con l’orgoglio e la cura per il proprio patrimonio che è tipico di questa nazione. Se la mostra su Bowie era stata intensa ed emozionante, la retrospettiva sui Pink Floyd è altrettanto coinvolgente, minuziosa ed entusiasmante perché il materiale raccolto è davvero tanto e il percorso della mostra è lungo e ricco, allestito con grande accuratezza e con notevoli effetti scenografici.

L’esposizione è stata organizzata con la collaborazione dei membri superstiti dei Pink Floyd e contiene materiale proveniente dagli archivi personali dei singoli musicisti e della band, dagli archivi delle etichette discografiche e da collezioni private e sono presenti molti oggetti, poster, fotografie difficilmente reperibili e visibili altrove.

Il percorso segue un ordine cronologico che parte dal periodo pre-Pink Floyd con le band di cui i componenti hanno fatto parte singolarmente e insieme, racconta le loro influenze musicali (il rock’n’roll che proveniva dagli Stati Uniti, il blues), sino ad oggi, mantenendo come filo conduttore gli album pubblicati nel corso degli anni. Il visitatore è accompagnato da un’audioguida che diffonde la musica dei Pink Floyd e dalla quale è possibile ascoltare i documenti video sonori narrati da vari personaggi attraverso diversi schermi disposti lungo il percorso.

Si comincia con alcune sale introduttive sul contesto culturale e musicale londinese in cui nacquero i Pink Floyd, con le riviste come The International Time, i manifesti di locali in cui suonarono, come il mitico UFO Club, con fotografie e scenografie della controcultura psichedelica, con gli articoli in cui i giornalisti che avevano assistito ai loro concerti caratterizzati dai primi light show della storia del rock, raccontavano quella grande e scioccante novità ai lettori domandandosi se quel gruppo sarebbe durato nel tempo o si sarebbe rivelato una meteora.

Si prosegue con una sala dedicata tutta a Syd Barrett, ampiamente e doverosamente omaggiato. D’altronde, come dichiara Roger Waters in un’intervista, “se non fosse stato per lui non saremmo quello che siamo, saremmo stati la classica band che suona Louie Louie e cose simili per qualche stagione e poi sparisce”.

Si continua con i vari album in studio e i live storici a segnare le tappe del percorso. A ogni album sono dedicate una o più vetrine di memorabilia, spesso con la forma delle tipiche cabine telefoniche rosse inglesi, che contengono oggetti e cimeli di ogni genere, copertine di dischi, strumenti musicali originali e attrezzature per le performance live incluso l’Echorec prodotto dalla italiana Binson, disegni, fotografie e gadgets.

Apposite postazioni sono dedicate ai video di interviste ai membri della band, agli amici, a giornalisti, fotografi, produttori e a tutte le figure che in qualche modo hanno ruotato intorno al pianeta Pink Floyd, a cominciare dallo studio Hipgnosis di Storm Thorgerson, il geniale artista scomparso nel 2013, ideatore di gran parte delle copertine e di molte scenografie per i concerti.

Di ogni album si può ascoltare la musica che si avvia, avvicinandosi alla specifica area espositiva nella cuffia dell’audioguida. Se ci si avvicina ad esempio alla vetrina del Live at Pompeii, partirà la musica di quel live e poi il sonoro delle relative interviste proiettate su diversi schermi. In questo modo l’esperienza sensoriale, amplificata dall’ascolto in cuffia oltre che dalle forti suggestioni visive, diventa un flusso continuo davvero unico e affascinante.

Un viaggio sensoriale in crescendo, che lascia ampio spazio all’album dal grande successo commerciale,The Dark Side of The Moon, e in particolare approfondisce l’uso significativo della sperimentazione elettronica che i Pink Floyd conducevano e che trovò ampia applicazione in questo disco. Una sala è dedicata agli strumenti posseduti dai membri del gruppo, tra i quali spicca la splendida batteria di Mason decorata con La grande onda di Hokusai .

Il percorso espositivo culmina con una grande sala nella quale è collocato, in una suggestiva ambientazione, un insieme di simboli dell’immaginario floydiano, riprodotti in formato gigante e sparsi per la sala illuminata in penombra, appesi alle pareti e sospesi al soffitto. Tra i simboli non manca una riproduzione gigante della Battersea Power Station, la centrale elettrica raffigurata sulla copertina di Animals, insieme a Algie, il maiale rosa che vola sulla centrale, c’è poi il maestro di The Wall disegnato da Gerald Scarfe e il pupazzo rosa che accompagnò i concerti del tour di The Wall nel 1980-81. All’interno della riproduzione della Battersea Power Station è esposto il materiale relativo al periodo di Animals e The Wall. Prima di entrare in questa sala, si attraversa una stanzetta in cui ci viene ricordato ciò che accadeva musicalmente in contemporanea in Gran Bretagna, ovvero l’esplosione del punk e l’odio di quel movimento nei confronti della musica dei Pink Floyd, ostentato da Johnny Rotten dei Sex Pistols indossando la famosa maglietta “I Hate Pink Floyd” (odio peraltro recentemente rinnegato dall’interessato che ha dichiarato invece di ascoltare i Pink Floyd). In un’intervista David Gilmour dichiara che il punk ha influenzato il loro modo di lavorare in Animals, rendendo la musica e i testi più duri e aggressivi.

Seguono le sale dedicate a The Final Cut, A Momentary Lapse of Reason (incluse foto e poster dei concerti italiani di questo tour e in particolare dell’indimenticabile show nella laguna di Venezia del 14 luglio 1989), Delicate Sound of Thunder, The Division Bell, e anche The Endless River, l’ultimo album del 2014 con la formazione ormai da tempo senza Roger Waters e pubblicato dopo la scomparsa di Richard Wright.

La conclusione della mostra offre un’immersione totale nella musica e nelle immagini dei Pink Floyd, in una sala in cui si è circondati dal video, proiettato sull’intera parete con sonoro Sennheiser surround, dell’esecuzione di Comfortably Numb al concerto Live 8 del 2005.

Rossana Morriello

 

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