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The Flaming Lips

Lo show dei record

“Pallone mio, regole mie”. Il sorriso da bambinone di Wayne Coyne mentre viene portato a spasso dalle mani del pubblico dentro la sua sfera di gomma è l’immagine che meglio ci aiuta a ricordare come si gioca. Quella dei Flaming Lips è una repubblica che vive di leggi proprie, “indipendente” nel senso più gioioso del termine. Non che rifiuti la routine disco-tour-promozione, anzi. La porta alle estreme conseguenze così che di routinario non ci sia più nulla. O quasi.
Non bisogna andare troppo lontano per trovare la prima prova a nostro favore. A fine giugno, circa due settimane prima di approdare in Italia per le date di Padova e Torino, la band dell’Oklahoma si imbarcava in quello che è il caso di chiamare un tour de force: otto concerti nell’arco di una giornata, per altrettante città degli Stati Uniti, da Memphis a New Orleans, hanno scritto il loro nome nel libro Guiness dei Primati – con buona pace di Jay Z, detentore del record precedente. Un’esperienza che il cantante in persona ci descrive come “esilarante e orribile allo stesso tempo. Suonare a Mississippi, alle sette del mattino, senza aria condizionata, con migliaia di persone là fuori e noi già stanchi non è proprio piacevole. Pensavo che sarei arrivato alla fine praticamente strisciando sul palco, e invece proprio gli ultimi due set sono stati fenomenali, pieni di energia: quasi non avresti detto che l’avevamo fatto già altre sei volte”…

Su Rockerilla di Settembre l’intervista completa di Simone Dotto

ph Federico Tisa

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