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STEPHEN MALKMUS

Stephen Malkmus è una delle istituzioni dell’indie rock americano, come Calvin Johnson e pochissimi altri: non è mai diventato una rock star planetaria, ma per gli adepti ogni sua composizione appartiene al regno delle cose sacre. La sensazione si percepisce chiaramente anche alla Santeria, dove Malkmus – supportato solo da chitarra e computer – si esibisce davanti a un pubblico di fedeli nutrito e rapito.

Chi scrive è innamorato dei primi lavori dei Pavement e quindi va in brodo di giuggiole soprattutto per le escursioni negli anni ’90 in bassa fedeltà (la meravigliosa Range Life, l’eccentrica Spit On A Stranger, destinate a rimanere tra i suoi capolavori), ma non mancano i raggi di luce anche nella produzione più recente, in particolare in Groove Denied, che ha portato l’autore a lambire territori ancora più insoliti (gli sperimentalismi stralunati di Rushing The Acid Frat, le peregrinazioni in orbita para-industrial di diversi altri brani). Malkmus resta un mago nella misura in cui sposa un voluto pressapochismo (la voce meravigliosa anche quando stecca) e il piglio dell’intellettuale anticonformista e oltraggioso, ma sempre a suo modo moderato (il suo è un noise che screzia le composizioni ma non le devasta, la sua psichedelia non esplode mai del tutto). 

Serata da ricordare. Francesco Buffoli

Milano, Santeria Toscana 31,27 Settembre 



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