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SIGUR ROS

Roma, Ippodromo delle Capannelle, 28 luglio

 

I Sigur Ros sono riusciti a portare un po’ della loro magia all’interno della cornice dell’Ippodromo delle Capannelle, circondato a fine stagione da immondizia e da un odore di birre e salsicce. L’inizio del concerto è altalenante: i suoni di Yfirborð e Brennistein arrivano fin troppo asciutti, senza l’enfasi fiabesca caratteristica degli islandesi. Segno della nuova rotta dei Sigur Ros ma anche di qualche problema tecnico che i bravi fonici risolvono in parte già dal terzo brano, l’incantevole Glosoli. Con il suono anche il pubblico inizia a scaldarsi, accompagnando con urla e (forse troppi) applausi ogni pausa – anche quelle interne alle stesse canzoni.

Sul palco sono in undici: oltre a Jonsi, Georg e Orri ci sono tre archi, tre fiati e due polistrumentisti che cercano di non far sentire la mancanza di Kjartan, il dimissionario quarto membro dei Sigur Ros. Forse proprio a causa della non eccezionale resa sonora della prima parte del concerto, a metà scaletta Jonsi lascia il palco per qualche decina di secondi. Quando torna i problemi sembrano svaniti.

Il nuovo album dei Sigur Ros, Kveikur, è stato visto da molti come una risposta al torpore del precedente Valtari. Eppure proprio una traccia di quel disco, Varúð, abbalglia come nessun’altra, nella sua strabiliante resa sonora, durante questa torrida serata romana. Anche Jonsi sembra accorgersene e ringrazia il pubblico. Sono le uniche parole di tutto il concerto. Anche quando Hoppipolla fa esplodere la festa e l’omonima Kveikur ballare il numeroso pubblico rock presente a Capannelle, gli elfi sul palco restano concentrati solo sul rito. Il concerto ufficialmente termina con Festival, l’unica canzone a rappresenrare il solare Með Suð I Eyrum Við Spilum Endalaust. Il gran finale però è quello dei bis:  Svefn-g-englar prima e Popplagið dopo segnano i due estremi della musica dei Sigur Ros, racchiusi nel romanticismo etereo della prima e nella furia devastante della seconda. Venticinque minuti di un’incredbile intensità che regalano il sorriso anche ai fan di vecchia data.

Roberto Mandolini 

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