SHABAKA HUTCHINGS, HAMID DRAKE, MAJID BEKKAS: il live di Milano
Paladino dell’afrofuturismo come Sun Ra, agit prop e sassofonista capace di ogni prodezza tecnica come Archie Shepp, leader panafricano come il leggendario Fela Kuti (non dimentichiamo le comuni origini nigeriane), Shabaka è da un decennio uno dei nomi imprescindibili del proscenio jazz internazionale.
Le sue innumerevoli collaborazioni (dagli Shake Stew a Kamasi Washington) e incarnazioni (Sons of Kemet, Shabaka and the Ancestors, The Comet is Coming) hanno inoltre dimostrato la sua versatilità e la sua capacità di avventurarsi in territori esteticamente vitali, senza che questo l’abbia costretto a rinunciare alle proprie ambizioni in senso lato politiche (“Your Queen is a Reptile” è uno dei grandi manifesti della “canzone di protesta” contemporanea).
In una Santeria Toscana da sold out, Shabaka si esibisce con il veterano del jazz chicagoano Hamid Drake, percussionista fantasioso e bravissimo nel lavoro con i ritmi irregolari (penso ai complessi passaggi in 5/4) e con il cantante e polistrumentista marocchino Majid Bekkas.
Il risultato è un’esaltante miscela afro-jazz dalle evidenti ascendenze arabe: Bekkas si prende spesso la scena, suonando strumenti a corde della tradizione nordafricana come oud e guembri (il guembri suona come una sorta di basso “chitarroso” e dal suono burroso) e intona poi le melodie tradizionali della sua terra, come un muezzin, melodie in cui le microvariazioni tonali e note lunghe e dilatate sono il tratto distintivo più evidente. Il percussionista lavora su ritmi complessi e il suo contributo diventa cruciale soprattutto negli assalti di sincopi dell’afro-jazz, in cui la sintassi del funk viene messa al servizio degli assoli di Shabaka, che con il suo sax tenore è in grado sia di usare al meglio il discorso ricorsivo e i riff reiterati del funk-jazz, sia di elaborare assoli più complessi, che evocano le gesta di maestri come John Coltrane e Archie Shepp.
Com Bekkas, anche Shabaka è un polistrumentista, e sono particolarmente “spirituali” e atmosferici i suoi monologhi al flauto e alla quena.
Difficile non uscire dalla Santeria con la sensazione di aver assistito a un evento tra i più memorabili della rassegna Jazzmi. Francesco Buffoli
Milano, Santeria Toscana, 21 Ottobre