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SEEYOUSOUND: EVERYTHING – THE REAL THING STORY

The Real Thing sono stati definiti dalla stampa “i Beatles neri” quando alla metà degli anni ’70 hanno rivoluzionato la musica britannica con alcune hit ancora oggi molto popolari. Il documentario Everything – The Real Thing Story (UK, 2019), diretto da Simon Sheridan, racconta la loro storia ed è in programmazione su piattaforma online al Seeyousound festival 2021, il cui focus è proprio su “Black lives matter” e sulla musica nera.

The Real Thing sono stati una voce molto importante per la musica e la cultura nera in Gran Bretagna. Con il loro brano You to Me Are Everything uscito nel 1976 sono stati la prima black band a raggiungere la vetta della classifica dei dischi più venduti. Un evento significativo poiché in quegli anni, nonostante i movimenti per i diritti civili nati alla fine del decennio precedente, la Gran Bretagna era un paese chiuso e razzista, come peraltro molti altri, dove i neri erano discriminati socialmente e ostacolati persino nel procurarsi un lavoro e nel circolare normalmente. Nel documentario i membri della band raccontano come venissero spesso fermati mentre tornavano dai concerti perché degli uomini di colore in macchina di sera erano considerati sospetti. Anche dal punto di vista musicale gli artisti neri non erano presi molto in considerazione, soprattutto se non proponevano un tipo di musica soul di ispirazione americana.

Il documentario ha un taglio molto classico basato su interviste ai componenti della band, ai produttori con cui hanno lavorato, agli amici e alle persone che sono state influenzate dalla loro musica, e con la voce narrante dell’attore di Game of Thrones Jacob Anderson, e ha il pregio di ricostruire la storia poco nota di un gruppo fondamentale per la musica britannica.

La storia comincia nel 1962 con The Chants, il primo gruppo di Eddie Amoo, in quel Cavern Club di Liverpool in cui suonavano insieme ai Beatles. E sono proprio John e Paul a spingere Eddie a cominciare a scrivere canzoni. Tra queste, il primo brano che parla di razzismo in UK, A Man Without A Face, realizzato nel 1968 e ispirato alla musica socialmente impegnata di Marvin Gaye e Stevie Wonder. Nel 1970 nascono The Real Thing, con un nome suggerito del manager Tony Hall che si ispira a uno slogan pubblicitario della Coca-Cola. Le loro influenze sono Curtis Mayfield e i Temptations ma nonostante la buona qualità delle canzoni non riescono a sfondare. Le cose cambiano con l’arrivo prima di Eddie, fratello di Chris Amoo il co-fondatore del gruppo insieme a Dave Smith, Kenny Davis e Ray Lake, e poi di produttori e autori che si rendono conto del potenziale della band, come Dave Essex, Jeff Wayne, e gli autori Michael Denne e Ken Gold che scrivono per loro i brani dell’album eponimo del 1976 portandoli al successo, all’attenzione delle riviste e della TV, culminata nella loro partecipazione a Top of the Pops e a vari altri programmi tv in cui ai tempi non era frequente vedere musicisti neri.

Per il loro secondo album 4 from 8 decidono di scrivere da soli e cambiano registro. L’album è una denuncia della condizione in cui vivono i neri, non solo a Liverpool, con una copertina di grande impatto che ritrae il decadimento delle periferie ghettizzate. Troppo diretto, troppo cupo, il paese non è pronto a sentir parlare di una realtà che in quegli anni veniva semplicemente ignorata, resa invisibile. Il pubblico della band, che era costituito fino ad allora soprattutto da ragazzine bianche, non lo capisce. Solo successivamente verrà riconosciuto come uno degli album più importanti della black music britannica e il brano Children of the Ghetto diventerà un manifesto per le proteste antirazziali di cui molti musicisti faranno delle cover. La carriera dei The Real Thing continua poi tra alti e bassi fino a oggi. Partecipano al primo film girato con tutti attori neri Black Joy di Anthony Simmons nel 1977 e poi a Lo stallone (The Stud) di Quentin Masters e con Joan Collins nel 1978. Negli anni ’80 cominciano i problemi con le droghe di Ray Lake che lo porteranno alla morte prematura. The Real Thing oggi sono rimasti in due poiché Eddie Amoo, tra le interviste più vivide raccolte da Sheridan, è scomparso durante la fase di produzione del documentario, rendendo il lavoro del regista ancora più significativo.

Rossana Morriello

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