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SEEYOUSOUND 9

KARAOKE PARADISE Regia: Einari Paakkanen

Alla menzione di karaoke, il pensiero corre alla terra del Sol Levante, non certo alla Finlandia cementata nell’immaginario musicale collettivo come patria di forme più o meno estreme di metal. Eppure questo documentario svela un lato inedito del paese nordico: Paakkanen segue da vicino cinque storie parallele, accomunate in egual misura da drammi personali ed umorismo – cinque storie che potrebbero essere uscite dalle pagine strampalate di Arto Paasilinna. 

Evi, attempata proprietaria di una macchina da karaoke, gira di città in città per portare sollievo attraverso il potere catartico della musica. Kari, proprietario d’officina, ha un karaoke per intrattenere i clienti in attesa ed è alla perenne ricerca dell’amore. Laura, devastata dalla perdita della figlia neonata Minni, riversa la sua anima nel canto per un momento di tregua da una vita in declino. Toni, post-adolescente timido e introverso, riesce finalmente ad esprimersi con un microfono in mano ed un pubblico davanti. Elina, in attesa di un delicatissimo intervento neurochirurgico, mostra il dito medio al morbo di Parkinson a colpi di punk.

Karaoke Paradise è una raccolta di spaccati di solitudine, un viaggio rivelatorio in cui il sisu – l’anima tenace ed indipendente dei finlandesi – non si scioglie, ma piuttosto si tempra sulla fiamma di scariche di emotività controllate, ma non per questo meno pure o genuine. Dove spiegare perchè si canta prenderebbe troppo spazio e richiederebbe troppe energie, è il canto stesso la risposta a tutto.

Il film verrà proiettato sabato 25 febbraio alle 15:45 e giovedì 2 marzoalle 16:00 sugli schermi del Cinema Massimo di Torino. Eugenio Palombella

CAN AND ME Regia: Michael P. Aust, Tessa Knapp

La lunga, lunghissima ombra di Stockhausen. Un ritratto intimo di Irmin Schmidt, ultimo membro vivente della band tedesca CAN; allievo della Scuola di Colonia, Schmidt viene folgorato sulla via di New York da Steve Reich e dai Minimalisti. È questa la scintilla che fa esplodere i CAN, forza della natura incentrata su improvvisazione, composizione istantanea senza gerarchie o predeterminazione; la band intuisce in maniera pionieristica l’importanza della tecnologia come cuore pulsante del processo creativo, sfumando le barriere tra composizione e registrazione, tra il mestiere di fare musica e la fruizione da parte del pubblico. Una furia creativa il cui picco dura dieci anni – dal ‘68 al ‘78 – ma destinata a consumarsi da sola e gradualmente snaturarsi, creando ferite insanabili tra i membri della band. La morte dei CAN non è la fine: è piuttosto la genesi di Irmin Schmidt come figura a sé stante – compositore, conduttore d’orchestra e produttore di colonne sonore. Quest’ultimo ruolo sarà la chiave per il contatto con colossi del cinema (primo tra tutti, Wim Wenders) e vitale alla realizzazione di un’opera – la teatralizzazione di Gormenghast di Mervyn Peake – che lo porrà sui binari di una seconda giovinezza pianistica a fianco dell’eclettico Jono Podmore. A passo lento tra i luoghi del cuore della patria elettiva provenzale, Schmidt accompagna il pubblico in un viaggio retrospettivo alla ricerca del significato di silenzio e musica – a cavallo tra riflessioni metafisiche sul suono come modo per dare forma al tempo e tensioni interne sulla conciliazione tra modernismo e seicento anni di musica europea come bagaglio culturale. Per molti aspetti – panorama musicale tedesco post-bellico, approfondimento del Modernismo, dinamiche personali e spunti creativi – un film imperdibile.

Potete recuperare la storia dei CAN al Cinema Massimo di Torino sabato 25 febbraio alle 16:00. Eugenio Palombella

WHAT YOU COULD NOT VISUALISE Regia:Marco Porsia

Il regista italo-canadese Marco Porsia apre una capsula del tempo rimasta intatta dal 1979, raccontando la storia dei Rema-Rema. Più di un lettore a questo punto si gratterà la testa: perchè pescare un nome sconosciuto quando ci si potrebbe occupare, rimanendo in ambito post-punk inglese, di nomi che la storia ha consacrato a pietre miliari – Joy Division in testa? E soprattutto, perchè occuparsi di un gruppo che ha lasciato dietro di sé pochissime tracce d’archivio, una manciata di fotografie, qualche manifesto e nessun video? 

La risposta è duplice: perchè i Rema-Rema furono parte del primissimo impulso che diede vita alla celeberrima etichetta 4AD, ma soprattutto per portarli ad esempio di un periodo davvero singolare nella storia del rock. Se la meteora del punk fu strumentale a cementare l’idea che chiunque potesse prendere una chitarra in mano senza essere un virtuoso, il post-punk fu la forza dirompente che legittimò la mancata aderenza a qualsivoglia canone: l’impostazione di una rock band poteva essere completamente sovvertita, dando alla chitarra un ruolo atmosferico, alla voce il compito di imporre il ritmo, al basso le luci della ribalta. Tutto poteva essere rimescolato, tutto poteva essere decostruito, mettendo il pubblico di fronte a una sorta di astrattismo musicale. Wheel In The Roses, primo ed unico EP dei Rema-Rema, è tutto questo e molto altro – perchè nella sua emblematicità rappresenta la traiettoria di numerosi altri gruppi a loro coevi, pieni di creatività e di voglia di rumore, ma destinati a bruciare in un batter d’occhio. Chissà che, se sopravvissuti alle prime battute, non avrebbero potuto incidere un disco che forse avrebbe avuto lo stesso impatto dei primi Roxy Music. E se da una parte è triste che i Rema-Rema siano confinati ad una nota a piè di pagina nella storia del post-punk, la loro fama limitata e il fascino di un artefatto semi-dimenticato, abbandonato alle maree del tempo, non fanno che giocare a favore del film di Porsia.

Per chi potesse, What You Could Not Visualise verrà proiettato domenica 26 febbraio alle 17:30 al Cinema Massimo di Torino (e tornerà in cartellone mercoledì 1 marzo alle 15:30). Seguirà alla prima un’eccezionale reunion della band – supportata dai torinesi Larsen – che forse servirà a colmare quel vasto vuoto documentario e a rendere loro piena giustizia.

Eugenio Palombella

COUNTRY GOLD Regia: Mickey Reece

Quando l’uomo dalle buone intenzioni incontra il suo idolo, l’uomo dalle buone intenzioni è un uomo morto. Country Gold è un film stralunato – una commedia, più o meno – incentrato su una sola notte selvaggia a cui Troyal Brux, cantautore country sulla via dello stardom e dal piglio un po’ à la Garth Brooks, partecipa invitato da George Jones, vecchia leggenda del country sparita da tempo dalle scene. Jones è ad un passo dalla morte e vuole passare una notte in giro per il mondo prima che il suo corpo venga affidato alla criogenesi il giorno successivo. L’incontro tra i due è ambiguo: difficile capire se parli del divario tra il “vecchio” e il “nuovo” country, mettendo in contrasto l’atteggiamento da fuorilegge di Jones e quello golden boy commerciale di Troyal. Jones sta cercando di prendere in giro il padre di famiglia che cerca di calarsi anima e corpo nei panni della star? Oppure rivede qualcosa di se stesso all’inizio della sua carriera, quando riusciva a scandagliare le profondità del pubblico per scrivere canzoni che avessero risonanza emotiva? Country Gold è un film su due uomini chiusi in una stanza che si parlano, senza che questo sia limitante: a conferma, la pellicola è intervallata da scene assurde – excursus sugli attori di Star Trek oppure resoconti di Jones su lavori per conto del crimine organizzato o del governo (e poco importa che siano fandonie, le storie migliori non devono necessariamente essere vere per essere divertenti). Ma è proprio la conversazione, la sua evoluzione e il nonsense seminato nei punti giusti a dare vita a un racconto incredibile.

Potete recuperare questa pellicola lunedì 27 febbraio alle 17:45 e mercoledì 1 marzo alle 15:45 al Cinema Massimo di Torino. Eugenio Palombella

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