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SATYRICON

Satyricon

Roadrunner

 

Satyr e Frost danno alle stampe l’ottavo disco con un titolo importante, solitamente sintomo di un cambio di direzione stilistica o veicolo di particolari significati per la band. In realtà i Satyricon già da tempo hanno abbandonato un’attitudine underground al Black Metal, mirando ad un mercato più ampio. Il disco in questione suona molto rock (‘n roll) e non sarebbe altro che un disco rock se non fosse avvolto da un manto oscuro. I riff sono piuttosto orecchiabili, a parte qualche chitarra algida; i pezzi strettamente Black Metal si riducono a tre, pochi ma buoni; la produzione è, si, pulita ma non pompata, risultando, se vogliamo, sobria. La voce di Satyr, come sempre, è molto accattivante, affascinante, perfettamente in sintonia con le liriche orientate all’oscuro, al pagano e all’arcano mistero dell’esistere. La natura, la foresta e i suoi spiriti sono protagonisti del disco, insieme all’occulto. Phoenix ospita la voce pulita di Sivert Höyem, nel brano più propriamente rock del disco, lontano da atmosfere estreme e pesanti. Walker Upon The Wind  ci ricorda le radici della band, assieme a Ageless Northern Spirit, brani abbastanza violenti, ma sempre contenuti. Nekrohaven è probabilmente una delle tracce più trascinanti e ammiccanti dell’intero album, con un refrain hard rock ma dalle tinte nere. Consapevole delle probabili critiche dei puristi del genere, per me è UN GRANDE LAVORO.

Stefano Ricco

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