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Rockerilla Marzo

KINGS OF LEON: INTERVISTA ESCLUSIVA

Era il 17 Novembre 2003, Rainbow Club (oggi defunto), Milano. Kings of Leon + Jet, la combo dei clubbers delle retrovie, avremmo voluto ancora fumare nei locali ma una legge lo aveva appena proibito. Eppure sembrava di attraversare il Tennessee controvento, insieme alla Followill Family, tra una farm e l’altra, una benedizione pentecostale e la pausa sigaretta sulla Oldsmobile viola del padre.

Su Rockerilla Marzo l’intervista esclusiva di Samuel Chamey.

ARAB STRAP: CON AMORE E SQUALLORE

“Non me ne frega un cazzo del passato o dei giorni di gloria che ci siamo lasciati alle spalle”, canta Aidan Moffat nel verso di apertura di The Turning of Our Bones, la prima nuova canzone degli Arab Strap in 15 anniE, allora, avendo l’opportunità di intervistare gli Arab Strap, una delle band più importanti della musica indipendente a cavallo tra gli anni 90 e i primi duemila, in occasione dell’uscita del loro nuovo album, As Days Get Darksembra d’obbligo cominciare a parlare del presente. Aidan Moffat e Malcolm Middleton sono nelle rispettive case e, puntualissimi, si connettono attraverso Zoom. L’immagine che lo schermo del pc mi restituisce è quella che, in qualche modo, mi aspettavo: il primo, barba lunghissima spruzzata di bianco e sguardo penetrante e ironico, il secondo con l’inconfondibile barbetta rossa e decisamente meno capelli di una volta, riservato, quasi timido, ma non per questo dalla risposta meno pronta o dallo sguardo meno acuto.

Su Rockerilla Marzo l’intervista di Francesco Amoroso

SLINT: SULLA SOGLIA DELLA VITA ADULTA

Trent’anni di Spiderland: un invito a esplorare l’abisso 

Come molti nati negli anni ’80, vivo mio malgrado uno svantaggio generazionale: ho scoperto tanta della musica destinata a segnarmi indelebilmente soltanto dopo che quella stessa musica aveva già “formalmente” esaurito la sua parabola. Il punk, il post-punk, la new wave: tanti, troppi paradigmi musicali – per motivi meramente anagrafici – non ho potuto viverli nel loro pieno svolgersi, ma di riflesso; infinite scoperte in differita, che tuttavia mi hanno rivelato un prodigio perdurante che solo certa musica possiede: la capacità di replicare all’infinito la sua potenza, oltre i limiti dello spazio-tempo. Ascoltare certi dischi è come aprire un portale in grado di trascendere i decenni e le ere, per farci trovare intatto il messaggio cifrato che vi si nasconde. Potrei citare innumerevoli esempi di musica interiorizzata fuori tempo massimo, che mi ha travolto come se fossimo nate sincrone, lei ed io. Il post-rock inventato dagli Slint è forse uno dei casi più eloquenti.

Su Rockerilla Marzo l’articolo di Valentina Zona.

R.E.M. LIVING INSIDE

Quello che Out Of Time dice della nostra adolescenza. Rimozioni incluse 

Appuntava David Foster Wallace che gli scrittori terrebbero a una concezione di loro stessi «come testimoni.» Una razza di guardoni, i tizi sulla metropolitana con gli occhi indifferenti che mettono i brividi. Gente non troppo dissimile da chi rallenta sull’autostrada e fissa a bocca aperta l’immancabile incidente tra lamiere accartocciate e colonne di fumo. Al pari, perderebbero un mucchio di tempo a riflettere sull’impressione che fanno agli altri, quale immagine restituiscono e se casomai abbiano sul serio un lembo di camicia che spunta dalla cerniera dei pantaloni. Ammesso questo sia sensato – e data la fonte tendiamo a non dubitarne – è probabile la definizione calzi a pennello anche per un discreto numero di musicisti. Out of Time, il settimo album in studio della band statunitense R.E.M., è stato messo in commercio a metà marzo del 1991. Da qui le celebrazioni per il trentennale…

Su Rockerilla Marzo l’articolo di Gabriele Merlini

RICHARD BARBIERI

Under a Spell. Sotto incantesimo tra sogno e sperimentazione.

Su Rockerilla Marzo l’intervista di Massimiliano Nuzzolo

GAZNEVADA: LA CALATA DEGLI ALIENI METROPOLITANI

“Mamma dammi la benza / non posso fare più senza / ne sento già la mancanza /esiste la dipendenza / oh mamma dammi la benza / non posso fare più senza”. Mamma dammi la benza non mancò di suscitare reazioni divergenti quando arrivò in forma rozza agli inizi dell’autunno ’77, testi forti a libera interpretazione per un siluro di furore punk rock alla nitroglicerina. Siamo alle prime battute dello scossone generazionale che disseminerà focolai creativi in ogni angolo del Belpaese, era la stessa annata irripetibile di album seminali come Never Mind The Bollocks Here’s The Sex Pistols e Talking Heads: 77.  All’epoca i Gaznevada si chiamavano ancora Centro d’Urlo Metropolitano… “Mamma dammi la benza / non posso fare più senza / ne sento già la mancanza /esiste la dipendenza / oh mamma dammi la benza / non posso fare più senza”. Mamma dammi la benza non mancò di suscitare reazioni divergenti quando arrivò in forma rozza agli inizi dell’autunno ’77, testi forti a libera interpretazione per un siluro di furore punk rock alla nitroglicerina. Siamo alle prime battute dello scossone generazionale che disseminerà focolai creativi in ogni angolo del Belpaese, era la stessa annata irripetibile di album seminali come Never Mind The Bollocks Here’s The Sex Pistols e Talking Heads: 77.  All’epoca i Gaznevada si chiamavano ancora Centro d’Urlo Metropolitano

su Rockerilla Marzo l’articolo di Aldo Chimenti.

FLYYING COLOURS: IL SOLLIEVO DEL SECONDO DISCO

Cinque sono gli anni trascorsi tra l’esordio dei Flyying Colours (Mindfullness, 2016) e questa nuova uscita. Un tempo lunghissimo in cui, a un certo punto, si è pure iniziato a temere che il secondo album non sarebbe mai arrivato. Brodie J Brümmer però non ha mollato e anche con la nave in tempesta ha tenuto saldo il timone. Fantasy Country è un nuovo tuffo in magie anni ’90, in cui profumi psichedelici e visioni shoegaze si fondono in maniera rigogliosa e invitante. La chiacchierata con il musicista australiano era, a questo punto, obbligatoria.

Su Rockerilla Marzo l’intervista di Riccardo Cavrioli

THE PAPER KITES: AQUILONI DI CARTA CONTROVENTO

Sam Bentley, voce, chitarra e tastiere dei Paper Kites (letteralmente ‘Aquiloni di Carta’) ama imbattersi negli sguardi degli altri, stabilire una connessione coi passanti, entrare in relazione con chi incrocia il suo cammino. Oggi ha sperimentato il potere della connessione lavorativa a distanza. Ama viaggiare e non a caso il nome scelto per sua figlia è Florence (“Non vedo l’ora di tornare in Italia con mia figlia e farle vedere che bella città ho scelto per il suo nome”).

Su Rockerilla Marzo l’intervista di Samuel Chamey

KIWI JR. CANADESI BRAVA GENTE

Football Money, il loro primo album ha ricevuto lusinghiere recensioni anche in Italia. Siamo ancora piuttosto lontani dal poter affermare che i canadesi Kiwi Jr. abbiano già guadagnato una più che discreta notorietà nel nostro paese, ma il nuovo Cooler Returns ha tuttavia le potenzialità per allargare la loro cerchia di estimatori anche dalle nostre parti: un suono chitarristico agile e tagliente, melodie vispe e accattivanti, testi scenografici e intrisi di una sottile dose di ironia dalle tinte scure, felici cambi di passo e atmosfera, voci versatili e incisive. Più che abbastanza, dunque, per spingerci a saperne di più su una vicenda che promette ulteriori e interessanti sviluppi.

Non fosse che la nostra curiosità è andata subito a sbattere contro l’inattesa ritrosia del gruppo a sottoporsi all’ordalia delle presentazioni individuali, e neppure l’offerta di esagerare liberamente sulle rispettive qualità e tacere degli eventuali limiti è bastata a vincere la reticenza di Jeremy Gaudet (voce e chitarra), Mike Walker (basso)e Brian Murphy (chitarra) sull’argomento.

Su Rockerilla Marzo  l’intervista di Elio Bussolino

PSYCHO KINDER: L’ERMENEUTICA DEL LOGOS

Per parafrasare Orwell, nel tempo dell’inganno universale, narrare la tradizione è un atto rivoluzionario. In questo senso la sfida artistica lanciata da Alessandro Camilletti sotto le insegne Psycho Kinder può dirsi decisamente vinta, tanto più oggi con al suo fianco un maestro della ricerca meta-sonica estrema quale Maurizio Bianchi. Il pensiero filosofico di Eraclito rivive nei timbri severi e granitici, nonché oracolari, del giovane poeta italiano, custode designato e baluardo ultimale di saperi antichi ed eterne verità, interprete appassionato del logos che reca con sé squarci di conoscenza e trascendenza mai così vividi e cogenti.

Su Rockerilla Marzo l’intervista  di Aldo Chimenti

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