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ROBERTA DI LORENZO

Su questo piano che si chiama terra

Raiser

Roberta è una giovane cantautrice che ci aveva già colpito un paio di anni fa col suo album di esordio. Ora, dopo avere scritto la canzone che Eugenio Finardi ha portato a San Remo (qui inclusa in duetto), “E tu lo chiami Dio”, presenta un album nuovo di sue composizioni che si avvale, oltre che di Eugenio, di altri ospiti illustri da Alberto Fortis a Andrea Mirò e i Sonohra.

Indubbiamente il mercato italiano non può non vedersela con un’autrice di questo talento e profondità. Roberta scrive bellissime canzoni e la qualità del suo songwriting è aumentato rispetto alle nobili, disperse canzoni che erano raccolte nel precedente lavoro.

Per onestà, ciò detto, pur capendo che così va il mondo e che tentare di fare soldi non è un crimine ma un’aspirazione, ci dispiace di una produzione così mainstream, sebbene perfetta per delle canzoni più belle e non possiamo trattenerci dal fantasticare su come potrebbe essere se Roberta avesse preso la strada di Joni Mitchell di Blue o quella più contemporanea di una Jessica Baillif o di Laura Veirs.

Si perché davvero il talento qui è davvero tanto ed è davvero un delitto affogare simili perle, talvolta addirittura poetiche, in un abito così scontato e irritante. Peccato davvero. Le canzoni sono bellissime così come le potenzialità vocali di Roberta, alla quale diamo il più impopolare e dannoso dei consigli: abbi coraggio e osa. Sei a un soffio dal capolavoro.

Massimo Marchini

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