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ROBERT HENKE report live

Sabato 26 gennaio a Palazzo Grassi, Venezia, Robert Henke, producer berlinese noto ai più per il progetto dub-techno Monolake, nonché uno dei padri del celeberrimo software di produzione musicale Ableton Live, ha presentato in anteprima mondiale Dust Venice, esito della residenza artistica avvenuta grazie a Palazzo Grassi e Corte Supernova, spazio di produzione multidiscipinare dedicato all’arte visuale, audio e video.

Durante la residenza, il Nostro ha trascorso una decina di giorni nello studio di Cannaregio, Punta della Misericordia, baluardo di venezianità che sembra resistere all’assedio turistico, dove forse è ancora possibile ascoltare la voce segreta della Città dei Dogi. Il sound artist ha qui trovato, lontano dalla capitale teutonica, una dimensione ideale di quiete che gli ha permesso di godere della giusta libertà mentale, spendendo il tempo a riorganizzare suoni d’archivio ed effettuare nuove registrazioni sul campo. Ad esempio – come ci racconta lui stesso – catturare con i microfoni lo sciabordio dell’acqua lungo le rive dei canali, le campane, il richiamo degli onnipresenti gabbiani, field recordings editate al punto da renderle completamente irriconoscibili, perché

Dust Venice non è una cartolina sonora della città, ma una sua onirica trasfigurazione.

L’atrio di Palazzo Grassi, monumentale palazzo patrizio affacciato su Canal Grande, è sicuramente una delle più magnifiche venue della città. Lo spazio interno, altissimo e circondato dal bianco colonnato, è stato predisposto per una diffusione multicanale del suono, che dire surrounding non rende davvero giustizia alla messa a punto dello stupefacente sistema audio “Soundscape” fornito da D&B Audiotechnik. Per dovere di cronaca, il progetto è stato organizzato in collaborazione con Palazzo Grassi – Punta della Dogana e prodotto da PAS-E & MACO Film.

La performance del berlinese è preceduta dal live set di Renick Bell, che digitando linee di codice sul suo laptop genera in real time cupi rimbombi, stranianti effetti e violenti smash, le cui iterazioni qualche volta sembrano agglomerarsi in sghembi pattern ritmici, per poi velocemente polverizzarsi in un caotico frastuono.

Dall’essenziale postazione costituita da un laptop e due MIDI controller, Robert Henke apre il set con tinte delicate, sul registro delle alte frequenze. È il canto della sirena che, poco a poco, costringe al silenzio il pubblico e prepara alla discesa nel maelstrom, un vero e proprio gorgo di suono che presto prenderà forma dalla ventina di speaker che circondano la sala. La marea sale, siamo circondati da sciami di “grani sonori”, diveniamo noi stessi proiezioni granulari della mente del compositore, non semplici ricettori ma parte attiva della sua opera. Talvolta i singoli segnali acustici sono identificabili puntualmente, talvolta la massa di droni fluttua attorno in modo indistinguibile. Da qui in poi l’intero spettro audio viene esplorato fino a raggiungere le frequenze più basse, che vibratamente ci solleticano la pancia. Lo spazio aurale della corte del palazzo si fa sempre più denso e più sostenuta è la pressione sonora: ora il ritmo del gorgo accelera in una escalation di vere e proprie bordate soniche che arrivano dai vari fronti, secondo dinamiche imprevedibili. Un’esperienza decisamente immersiva, a tratti persino disorientante, che non intende essere né un esercizio ornamentale, né tantomeno vana esperienza di entertainment, ma che seduce e attiva nell’ascoltatore profondi stati emotivi.

La sfida sarà ora tradurre il tutto in una release – questa l’intenzione di Henke – dalla performance multispeaker alla singola traccia stereo, senza perdere la magia dell’opera live in 3D.

[bewarerabbit]

ph Matteo De Fina

 

Venezia | Palazzo Grassi | 26 gennaio

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