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Rockfield: la sala di registrazione in una fattoria

Ci sono tante storie straordinarie e poco conosciute nella musica rock che spesso emergono proprio grazie al lavoro di bravi registi come Hanna Bergman, alla quale dobbiamo il documentario Rockfield: The Studio on the Farm (Usa, 2020), in programma al Seeyousound festival su piattaforma streaming (www.playsys.tv) dal 19 febbraio. La storia dello studio di registrazione costruito negli anni ’70 in una fattoria nel Galles è tanto incredibile quanto affascinante poiché condensa la storia del rock degli ultimi cinquant’anni. A Rockfield hanno inciso tutti i più grandi e l’elenco di musicisti che scorre alla fine del documentario è impressionante così come quello di coloro che vi hanno partecipato direttamente.

La regista ricostruisce infatti la storia tramite interviste ai tanti protagonisti, rendendo il documentario davvero imperdibile. La vicenda comincia negli anni ’60 quando i fratelli Kingsley e Charles Ward, entrambi agricoltori nella loro fattoria vicino a Monmouth decidono di trasformare una delle stalle in una sala di registrazione. Sono appassionati di musica, influenzati da Elvis e hanno anche provato a mettere su una band e registrare una demo (allora su cassetta) che fanno ascoltare al produttore George Martin (quello dei Beatles) ma senza successo. Con tutte le attrezzature comprate per creare la demo decidono quindi, nel 1968, di costruire la prima sala di registrazione residenziale del Regno Unito, dotandola delle tecnologie più moderne e lanciandosi così in una nuova avventura senza sapere come sarebbe andata e quindi senza mai abbandonare il lavoro agricolo nella fattoria. I primi a usarla sono i Black Sabbath, che ci registrano l’album Paranoid. Nel documentario sono proprio Ozzy e Tony Iommi a ricordare come anche per loro, cresciuti a Birmingham, fosse tutto nuovo poiché non erano mai stati in una sala di registrazione e non erano mai stati nemmeno in una fattoria. Ma a Rockfield hanno trovato quello che troveranno molti altri musicisti successivamente, ovvero la possibilità di suonare liberamente senza nessuna costrizione, a volume alto e senza condizionamenti. E inoltre la possibilità di vivere in mezzo alla natura, in totale isolamento e concentrazione, rimanendo insieme per tutto il tempo necessario e liberando al massimo la creatività. Le band, racconta la famiglia Ward, arrivavano con l’intenzione di restare pochi giorni e poi si fermavano per mesi.

I protagonisti scorrono uno dopo l’altro, con le interviste raccolte dalla regista che alterna sapientemente il punto di vista dei musicisti con quello dei fratelli Ward e della loro famiglia, a volte sugli stessi specifici episodi, intersecandole a video, foto e animazioni, con un montaggio vivace e dinamico che richiama lo stile di Julien Temple. Molti degli episodi sono gustosissimi, come quello di David Bowie che compare improvvisamente durante una sessione di registrazione di Iggy Pop, vestito completamente di rosso con in mano una lattina di birra e un pezzo di formaggio. È Jim Kerr dei Simple Minds a raccontarlo nel documentario. La band si trovava là per registrare brani propri e scopre che nell’altra sala (che i fratelli Ward costruiranno in un secondo momento) c’è Iggy. Finiranno per incidere insieme il brano Play It Safe. Gli Hawkwind vanno a Rockfield nel 1972 per le registrazioni di Doremi Fasol Latido ed è Dave Brock a raccontarlo. I Queen nel 1975 ci registrano Bohemian Rhapsody, Robert Plant The Principle of Moments nel 1983.

Negli anni ’80 Rockfield attraversa un periodo di crisi causato da un lato dal ruolo crescente della musica elettronica e dell’uso del computer per creare i suoni e gli effetti, che sembravano rendere la sala di registrazione inutile, e dall’altro perché nel frattempo erano nati diversi altri studios residenziali. Sono gli Stone Roses a risollevarne le sorti. Il gruppo prenota per poche settimane e poi rimane a Rockfield per oltre un anno. Ci registrano qualche perla come I’m the Resurrection Waterfall dell’album eponimo, poi tornano per Second Coming. In seguito arriveranno i Charlatans, gli Oasis, e un brano come Wonderwall nasce proprio a Rockfield, i Coldplay insieme a molte altre band e musicisti. Sono i vari Ian Gallagher, Tim Burgess, Chris Martin e molti altri intervistati a raccontare aneddoti e sensazioni, accompagnandoli a volte con i brani accennati alla chitarra acustica, a spiegare perché Rockfield fosse così speciale e unica. Mentre i fratelli Ward continuano oggi come allora a fare la loro vita da contadini, coltivando i campi e cibando gli animali della fattoria, a due passi dalle grandi icone del rock.

Rossana Morriello 

SEEYOUSOUND 7 International Music Film Festival

19 – 25 febbraio 2021 | online on demand su PLAYSYS.TV

www.seeyousound.org

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