RAVENCULT – DROWNED – SPEARHEAD
Londra | The Black Heart| 11 marzo
Dopo il successo dello show esclusivo degli Acherontas la settimana scorsa, il pubblico londinese si riunisce di nuovo al Black Heart per assistere ad una performance stellare di un’altra band greca di prestigio, i Ravencult. Pur essendo un freddo e malinconico martedì, la venue raggiunge il quasi sold-out; il motivo non è strettamente legato agli headliner, le due band di apertura di questa serata attirano un meritato numero di fans, a cominciare dagli inglesi Spearhead. Il significato della parola frontman riflette in pieno la personalità di Barghest, cantante e bassista in prima linea. Alla guida del suo plotone, il nostro spara mitragliate abrasive senza tregua come se il suo basso fosse un’arma da fuoco destinata allo sterminio totale. La sua veemenza è contagiosa, tracce quali The Lie Of Progression e Brotherhood Of Arms danno un ottimo esempio del suo potente range vocale, un’alternarsi di grida agghiaccianti e growling ribassato. Gli Spearhead passano questa prova live a pieni voti, preparando il pubblico per i berlinesi Drowned. Il concetto di volume non ha alcuna barriera per questo interessante trio death: l’aggettivo lancinante infatti non lo definisce abbastanza, con Embrace The Beast e con la splendida Destroyed Voices, tratta dal loro ultimo full-length Idola Specus uscito lo scorso luglio, si ha la sensazione di essere catapultati oltre la barriera del suono. Le luci sono forse troppo offuscate e quasi del tutto assenti, il buio sembra creare un senso di impenetrabilità forte e minacciosa. Il loro set procede tra percorsi tormentati di stratificazioni devastanti e monolitiche, dove abbondano riffing che generano contorni grotteschi di devastazione. Con gli headliner, l’intensità aumenta ulteriormente. Il frontman Linos tenebroso e incappucciato sembra scatenare una rivolta dagli inferi. Con i Ravencult ci si sente avvolti da un connubio di distorsione e definizione assoluta che crea una sensazione di pericolo imminente. Blessed In Heresy non delude le aspettative, il pubblico appare ipnotizzato da tante sferzate nere come la pece interrotte da intarsi melodici senza tempo che trasportano in un’altra dimensione. L’episodio sacrale di Black Rites Of Execration tratto dal loro ultimo capolavoro mastodontico Morbid Blood aggiunge un surplus di fascino grazie a un forte senso di maestosità che cola lento e inesorabile tra il pubblico soddisfatto. Una classe difficile da trovare in circolazione e l’ennesimo successo live di una band che merita solo e tanto rispetto.
Fabiola Santini testo e foto