Poly Styrene: I’m a cliché, il documentario sulla leader degli X-Ray Spex
Poly Styrene, fondatrice e leader della band punk inglese X-Ray Spex, è morta prematuramente nel 2011. La figlia, Celeste Bell, si è ritrovata a dover gestire l’eredità artistica della madre, fatta anche di innumerevoli materiali scritti e video che custodiva in casa. È da questo lascito che nasce il documentario Poly Styrene: I’m a cliché, come racconta in prima persona Celeste, che ne è la regista insieme a Paul Sng. Il racconto nel film è infatti condotto da Celeste, alla quale si alternano le parole della madre, cui ha dato voce l’attrice Ruth Negga, tratte dai diari e dalle poesie scritte, e le testimonianze di coloro che l’hanno conosciuta, a cominciare dai membri degli X-Ray Spex, il bassista Paul Dean e la sassofonista Lora Logic. Il sassofono era insolito in una band punk ed era uno degli elementi che la rendevano unica insieme alla voce e alla figura carismatica di Poly Styrene. Nel documentario Pauline Black, voce del gruppo ska The Selecter, ricorda che quando la si conosceva ci si rendeva conto che c’era qualcosa in Poly Styrene che rappresentava il punk nel senso migliore e più autentico.
La storia degli X-Ray Spex comincia nel 1976 dopo che Poly Styrene vede suonare i Sex Pistols e decide di fondare una band di cui diventa la front woman. Ha 19 anni ed è una ragazza di colore quindi con un ruolo doppiamente difficile, in quanto donna e nera. Come si afferma nel documentario, quel mondo era difficile per le donne di qualsiasi etnia, ma lo era molto di più in una prospettiva di intersezionalità, per usare una definizione attuale. Una prospettiva che era nella consapevolezza della cantante, come ci dice il brano femminista Oh Bondage Up Yours! uscito come singolo d’esordio nel 1977.
Le difficoltà del mondo dell’industria musicale, che lei riteneva artificiale e falso, e il successo degli X-Ray Spex, erano però un peso eccessivo da sopportare per la ragazza, la cui stabilità comincia a vacillare, soprattutto dopo essere entrata in contatto con la scena newyorkese del CBGB. A soli 21 anni inizia a manifestare disturbi seri che la porteranno ad essere ricoverata in un ospedale con la diagnosi di schizofrenia, poi ridefinita in disturbo bipolare, e che l’accompagnerà per tutta la vita, tra alti e bassi. Esce dalla band che lei stessa aveva formato proprio per staccarsi dal personaggio di Poly Styrene e tornare ad essere Marianne Joan Elliott-Said (il suo vero nome), per riuscire a sopravvivere.
Il tema della malattia, della difficoltà di essere donna di colore nel mondo musicale, i sentimenti di orgoglio misto a rimpianto della figlia, che non sempre è riuscita a comprendere le difficoltà e la disperazione della madre, rendono il documentario intenso e toccante. Lo stile del film è particolare per l’uso delle testimonianze solo come voci fuori campo, senza che le persone entrino mai visivamente in scena. Sono in maggioranza voci femminili, come Lora Logic, Pauline Black, Neneh Cherry, Rhoda Dakar (The Bodysnatchers), ma ci sono anche testimonianze maschili come quelle di Don Letts e Thurston Moore. Sono solo alcuni dei tanti musicisti che l’hanno conosciuta o per i quali Poly Styrene è stata una fonte d’ispirazione.
Rossana Morriello
Seeyousound 8 https://www.seeyousound.org/
18-24 febbraio, Cinema Massimo, Torino