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POLISSE

di Maiwenn 

Francia 2011

Grande cinema targato Francia, premiato giustamente dalla giuria al festival di Cannes. Film così intensi e necessari come recita lo spot, ne vengono prodotti pochi, oppure se anche vengono realizzati rimangono poi schiacciati da una distribuzione che incensa solo le futili commedie e le spettacolarizzazioni in 3D. Il cinema è intrattenimento d’accordo, ma quando come in POLISSE si riesce a ragionare, soffrire, emozionarsi e commuoversi per reali storie di vita ci si sente tutti un po’ più veri.

Tutta la pellicola ruota intorno agli accadimenti giornalieri della sezione Protezione Minori di Parigi e dei suoi agenti: interrogatori ai minori, ai genitori e ai parenti che hanno abusato di loro, la ricerca di madri tossicodipendenti o snaturate in fuga con neonati strappati agli istituti, tentativi di dare un tetto alle madri e ai propri figli indigenti, o ancora deposizioni dei ragazzini sulle loro attività sessuali in cambio di denaro, ma mettendo anche in luce le realtà personali dei membri del distretto, sottoposti ad uno stress non indifferente con le loro stesse vite segnate da sofferenze, distacchi e forti incompatibilità familiari.

Ben ritrae la regista Maiwenn Le Besco (un tempo moglie di Besson, modella e attrice a 14 anni) che nella pellicola interpreta una fotografa incaricata di seguire gli accadimenti giornalieri all’interno della sezione per un servizio giornalistico. Ne rimarrà coinvolta anche lei, già moglie separata di un Italiano (finalmente un bel ruolo, seppur minore per il ns Riccardo Scamarcio, dopo il coraggioso “Verso L’eden” di Gavras).

Attori a dir poco bravi, giovani e anche famosi, ne citiamo solo alcuni: Karin Viard (“Potiche”, “L’enfer”..) Joey Starr (Noto colored rapper francese, nel film rappresenta l’agente più passionale, colui che meno si rassegna alle ingiustizie e alla burocrazia, sconfinando poi nell’amore per la fotografa), Marina Fois (protagonista di un finale tragico che lascia sgomenti ma che ci riporta alla realtà delle cose, qualora ce ne fosse bisogno) e Frederic Pierrot (appena visto ne “La Chiave Di Sara” che interpreta il capo sezione).

Un plauso al montaggio che con ben 150 ore di girato ha reso quanto mai all’unisono e in linea con lo svolgimento anche parti che risultano quasi documentaristiche. Da vedere.

Fabio Vergani

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