Top

Persistence Tour

Partito il 17 gennaio da Berlino, il Persistence Tour arriva all’attesa ultima tappa del massacro europeo con lo show londinese. Il programma prevede band in grado di offrire una carrellata di hardcore, punk e cross-over per i palati più esigenti, che culminerà in chiusura con i veterani Sick Of It All, attivi dal 1986 nel ruolo di sovrani indiscussi dell’hardcore a Stelle e Strisce. All’apertura dei cancelli alle 16 in punto, segue un inizio un po’ troppo tiepido da parte dei californiani Take Offence che viene subito ripristinato dalla forza feroce dei russi Siberian Meet Grinder, propulsori di un cross-over thrash bello tosto che incita il pubblico all’entusiasmo collettivo. Il loro sound è sanguigno e adrenalinico e trova l’approvazione unanime da parte dei fan più scalmanati delle prime file, che iniziano già a oltrepassare le barriere in preda a una furia incontrollabile. Con l’arrivo sul palco dei londinesi Booze & Glory, il locale quasi raggiunge la capacità massima, a conferma che nessuno vuole perdersi questo set deflagrante. I Nostri sono di casa tra i circuiti punk della capitale: nati nel 2009 ad opera del frontman Mark RSK, i Booze & Glory portano sul palco un sound pieno di venature sfrenate, soprattutto a livello chitarristico, grazie al lavoro di Kahan che spicca tra le ondate tempestose e rancide di Back On Track e Violence And Fear. Il loro set finisce quasi all’improvviso per aprire il varco agli attesissimi Walls Of Jericho. Lo squadrone americano di Detroit capeggiato dalla dinamitarda Candace Kucsulain si conferma come una delle band più imponenti dell’evento, grazie alla miscela fatale di old school hardcore e metal. Tra le mine vaganti di Relentless e American Dream, Candace sprizza energia da tutti i pori, coinvolgendo il pubblico ormai surriscaldato all’eccesso in mosh-pit a manetta. I Municipal Waste di Tony Foresta, che appare più in forma che mai, godono di un seguito rilevante nella capitale, le urla di benvenuto incontenibili alle prime note di Bourbon Discipline lo confermano in pieno. Il loro speed metal / punk non ha paragoni, denso di riff rovinosi e drumming schiacciasassi, incita il pubblico alla rivolta totale, tanto che a metà del loro set, la sicurezza è costretta a chiamare rinforzi per trattenere i fan impazziti, disposti a tutto pur di raggiungere gli eroi sul palco. L’atmosfera surriscaldata dalla sequenza micidiale di The Art Of Partying e Born To Party prepara il terreno per un’altra ondata di punk e hardcore californiano con gli Ignite. I vocalizzi del frontman Zoli Teglas sono il punto di forza del loro sound decisamente più punk rispetto ai predecessori: tra gli attacchi selvaggi della splendida cover dei Misfit Skull in apertura e dei getti improvvisi e sfrenati di Fear Is Our Tradition e Know Your History, gli Ignite portano a termine un gran bel set, l’inizio del conto alla rovescia delle due band del podio, a cominciare dai leggendari Napalm Death. Ancora una volta il plotone di Barney Grenway non sbaglia un colpo, scagliando le raffiche a intermittenza di Unchallenged Hate, Silence Is Defeating e Standardization per poi passare ai sussulti del cavallo di battaglia Scum. Bravi, impareggiabili e incontrollabili come cavalli imbizzarriti, i Napalm Death, quantpo a live, sono consacrati come una delle band migliori. Il pubblico è pronto per gli attesissimi headliner: i Sick Of It All partono in quarta con gli attacchi fulminei della recente Inner Vision tratta dal loro ultimo opus Wake The Sleeping Dragon! per poi tornare nei meandri del passato lanciando le mine vaganti di Clobberin’ Time e Sanctuary, con l’ immancabile carica adrenalinica e i vocalizzi taglienti del frontman Lou Koller e degli attacchi inesorabili di chitarra del fratello Pete. Con il fuoco e le fiamme di Step Down in chiusura, i Sick Of It All mandano tutti a casa soddisfatti per aver passato una giornata indimenticabile.

 

Londra | 27 gennaio | O2 Forum

Fabiola Santini (testo e foto)

Condividi