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PATRIZIA OLIVA

Un piccolo spazio a volte può contenere l’infinita materia composita che forma il suono. I concerti ascoltati in questi luoghi hanno una valenza diversa. Gli imponenti raduni musicali, i live nei palasport o nei teatri, gli stessi concerti da club non contengono quella miscela ad alto potenziale immaginativo che si sviluppa nell’intimità di uno spazio minimo, una stanza nascosta dalla notte in un luogo indefinito dell’hinterland veneziano. L’esperienza degli House Concert sta prendendo forma anche da queste parti e lo fa grazie alla caparbietà di una giovanissima promoter. Giuliana Placanica, padovana di adozione proveniente dalla splendida Calabria, segna un altro punto a suo favore proponendo il live set di una tra le più interessanti voci che contribuiscono a rendere migliore il già notevole panorama elettroacustico italiano di ricerca. Mi sovvengono subito alcuni nomi tra cui quello di Anna Caragnano con il suo Sintetizzatrice, meraviglioso album del 2015 prodotto assieme a Donato Dozzi. Olivia Salvadori che dal 2014 compare all’interno del progetto di ricerca Tutto Questo Sentireassieme al compositore e violoncellista Sandro Mussida e alla video&sound artist Rebecca Salvadori. Due donne e due modalità e potenzialità vocali magnifiche alle quali aggiungo quella di colei che ora sto ascoltando, Patrizia Oliva. La cantante, autrice, improvvisatrice di musica di ricerca che attraversa l’elettronica, l’elettroacustica, il free jazz e la performing artgiunge nel profondo del Nord-Est per presentare il suo ultimo lavoro uscito su Setola di Maiale.

Quella dell’uso della voce come strumento principale abbinato all’uso dell’elettronica che permette di campionarla, mandarla in loop, trasformarla in un carpet sonoro sul quale aggiungere ulteriori inserti vocali o un cantato vero e proprio, è una formula artistica ormai diffusa all’estero. La performer pordenonese non è da meno e si può annoverare tra coloro che meglio indagano sulla ricerca dell’espressività vocale.

L’accogliente spazio, reso indefinito dalla penombra accoglie e inizia a distribuire le note sprigionate dalle macchine alle quali si sommano quelle della voce mandata in loop. C’è qualcosa di magico nel cogliere l’attimo preciso nel quale il canto si allontana dal suo naturale corso iniziando ad amalgamarsi al suono, trasformandosi esso stesso in sostanza sonica. La realtà si piega al volere di un’immaginazione che prepotente prende possesso dell’ascolto e rimane in bilico tra la virtualità del procedere sintetico e la profonda spontaneità del canto. La voce campionata in loop contribuisce a rendere ipnotico questo viaggio che ha preso spunto durante la lavorazione della colonna sonora di un cortometraggio della regista americana Lori Felker. Quelli che passano davanti allo sguardo, socchiuso nell’ascolto, sono frame onirici, immagini indistinte, colori che rispondono tutti alla modulazione della voce di Patrizia Oliva e alle sue parole. L’azione rivolta alla continua instancabile sperimentazione si placa adagiandosi sul morbido tessuto della canzone. Non più ed esclusivamente suoni ma parole, dolci liriche e minimalismo musicale, scritti durante un periodo di residenza presso un piccolo villaggio delle Dolomiti friulane che ha donato il suo nome al disco stesso: Celante.Assistiamo ad una performance nella quale l’improvisazione, da sempre oggetto di studio dell’autrice, si trasforma in canzone che, giusto per usare un gioco di parole, incanta.

Lo strumento musicale più sensibile è l’anima umana. L’altro è la voce, umana. (A. Pärt)

Mirco Salvadori

Noale (Venezia), House Concert, 24 Gennaio

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