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PAOLO SAPORITI | Genova

| La Claque | 18 aprile

 

La cosa che stupisce ascoltando dal vivo Paolo Saporiti, è la stessa che in qualche modo balza all’attenzione ascoltando il suo ultimo lavoro: usando l’italiano, il suo modo di cantare acquista un’espressività nuova, diversa, più efficace e potente. Nulla da dire sulla sua dizione inglese, non è questo il punto, il discorso è proprio un altro: in italiano, Saporiti, canta decisamente meglio.

 

A La Claque di Genova, in un contesto intimo, lo spettacolo messo in scena ha funzionato benissimo nonostante lo scarso rodaggio (il tour è appena partito) e un’intesa con Cristiano Calcagnile (alla batteria) ancora da calibrare e ricalibrare: il passo a due ha un ottimo potenziale, ma va ancora affinato soprattutto nel suono. Dal passato, Saporiti, ha recuperato le ottime “Gelo” e “Sad Love/Bad Love”, due canzoni che fino all’uscita dell’ultimo disco omonimo ben rappresentavano la qualità artistica del progetto dell’artista milanese. Oggi, senza nulla togliere ai brani appena citati, diciamo che le frecce all’arco di Saporiti si sono moltiplicate: l’ultimo lavoro, infatti, è pieno di potenziali singoli capaci di andare oltre il cosiddetto “popolo indie”. Dal vivo, pezzi come “Erica”, “L’effetto indesiderato”, “Come venire al mondo” arrivano perfettamente all’ascoltatore senza perdere una briciola della potenza espressiva fissata in studio di registrazione. Set chiuso a Genova con una versione di “Io non ho pietà” curiosa e gradevole: per metà cantata con il microfono e per metà cantata con un’amplificazione ridotta all’osso. Una delizia. Ma è tutto il nuovo progetto di Saporiti a esaltare. Sarebbe un peccato se girasse soltanto fra quattro gatti o venisse considerato – giocando al ribasso – un buon esempio di folk cantato in italiano e nulla più. In realtà siamo nel campo del cantautorato, ma quello che porta in dote qualcosa da dire e di nuovo, e non il solito riciclo di idee già ampiamente sviscerate dai grandi del mestiere.

 

Saporiti non è il nuovo De Andrè, per carità, ma trovate voi qualcuno che nell’ultimo anno e mezzo è stato capace di scrivere canzoni così forti e che dal vivo mutano in qualcosa di ancora più potente.

Francesco Casuscelli

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