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OKKULTOKRATI

Snakereigns

 

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Il secondo album degli svedesi Okkultokrati segna il completo raggiungimento della fusione fra le innegabili radici old school hardcore della band e il suono black metal di scuola locale. Un mix irriverente, che farà indispettire chi ha militato sotto i palchi di Panico e Kina, e di chi che non si perdeva un numero di Teste Vuote Ossa Rotte (una fra le più belle fanzine italiane di sempre). Farà pure indispettire tutti coloro che sono cresciuti a suon di Burzum e di simili ‘allegrezze’. E, a ben vedere, hanno ragione sia gli uni, che gli altri. Manzoni avrebbe scritto che ‘questo matrimonio non s’ha da fare’. Tuttavia, il buon vecchio Alessandro da Milano, grande fan di Verdi, non aveva dimestichezza con i Neurosis, ne con gli Isis, così come masticava poco i generi sludge, crossover e stoner, a cui quest’album deve molto di più di quanto si creda. L’asso nella manica degli Okkultokrati, infatti, è l’ottima scrittura dei brani e la loro astuzia nel saper sciorinare i passaggi giusti al momento giusto. Questi poco raccomandabili eredi di Cristina di Svezia, si divertono a creare scompiglio nel citare i Black Sabbath, gli Agnostic Front, i St. Vitus, gli Slayer, i Black Flag, i Crass e persino i Burzum stessi, con grande abilità ed ironia.

Old School Hardcore meets Swedish Black Metal.

Simone Bardazzi

 

 

 

 

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