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NoSound

 

Giancarlo Erra è uno dei pochi musicisti italiani la cui statura artistica è ormai quasi più consolidata all’estero che in patria: le sue prestigiose frequentazioni – da Steven Wilson ai suoi sodali Chris Maitland, ex batterista dei Porcupine Tree presente anche sul recentissimo Afterthoughts, e Tim Bowness, l’altra metà dei No-Man, con il quale Giancarlo ha condiviso il progetto Memories of Machines – hanno contribuito a conferire alla sua proposta estetica uno spessore internazionale, favorito anche dalla scelta di trasferirsi a Norwich, sulla costa orientale dell’Inghilterra. Per nulla scoraggiati dalle difficoltà logistiche derivanti i restanti NoSound – Paolo Vigliarolo alla chitarra, Marco Berni alle tastiere, Alessandro Luci al basso e Giulio Caneponi alla batteria, tuttora residenti a Roma – hanno iniziato a utilizzare con profitto le moderne tecnologie di comunicazione, proseguendo il lavoro d’assieme con il leader attraverso scambi di nastri e jam session in videoconferenza via Skype e beneficiando semmai della sedimentazione delle idee che deriva da una procedura di interazione più mediata. Dopo il trittico iniziale di album che hanno consacrato l’originalità di un linguaggio in bilico tra neoprog e post-rock crepuscolare (Sol29, Lightdark, A Sense of Loss) e la bella parentesi delle versioni alternative di The Northern Religion of Things, i NoSound hanno marcato con il recentissimo Afterthoughts e con l’EP che lo ha preceduto, At the Pier, un’ulteriore crescita della loro consapevolezza espressiva. Ne abbiamo parlato con Giancarlo davanti a due ottimi boccali di amber ale in un confortevole locale milanese..su Rockerilla di Giugno l’intervista completa di Enrico Ramunni.

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