NICK MASON AL SEQUOIE MUSIC PARK – IL REPORT
Nick Mason’s Saucerful Of Secrets
20 Luglio 2024
Sequoie Music Park – Bologna
Chiamatelo pure uno “sfizio”, una riunione tra amici o una “self cover band” come lo ha definito lo stesso Mason. Nessuno si offenderà. Perchè il progetto Saucerful of Secrets è nato anche un po’ per gioco, quando sei anni fa, accogliendo un’idea del chitarrista Lee Harris, lo storico batterista dei Pink Floyd ha deciso di rimettersi dietro la batteria per far rivivere una parte della storia della band inglese ormai relegata in un cantuccio della memoria, soffocata dal successo di The Dark Side of the Moon, Wish You Were Here e The Wall. E qui sta l’aspetto più genuino e interessante dell’operazione. Nick Mason, dall’alto dei suoi ottant’anni, non ha bisogno né di soldi né di celebrità. Ci mette la faccia. E le braccia. A motivarlo, lui che è la memoria storica dei Pink Floyd, vero e proprio collante del gruppo nei momenti di crisi profonda tra Waters e Gilmour, è la voglia di riportare alla luce perle ormai sbiadite e accantonate quasi del tutto per circa cinquant’anni. Nate prima che tutto diventasse enorme. E incontrollabile.
La scelta del repertorio è accurata, raffinata, di “nicchia”. Nessuna concessione alle hit, nessuna deviazione dal percorso. Dai primi brani firmati Syd Barrett al periodo prog di Atom Earth Mother e Meddle, la scaletta è un susseguirsi di emozioni che definire semplicemente nostalgiche sarebbe riduttivo. Lucifer Sam, The Scarecrow, Remember a Day, Obscured By Clouds, The Nile Song, sono pane per i denti dell’appassionato, quello che quando tutti cantavano in coro attorno ad un falò Wish You Were Here, si appartava in compagnia degli unici due o tre amici fidati per suonare See Emily Play. Certo, in queste rivisitazioni, grosso modo fedeli agli originali se non fosse per qualche arrangiamento un po’ pop (soprattutto nel caso dei brani di Barrett), si perde quella magia quasi leggendaria che ormai ammantava i Pink Floyd di quel periodo. La sola presenza di Mason non può bastare a far respirare il mito. Ma Guy Pratt, per molti anni bassista nei Floyd del dopo-Waters, l’ex Spandau Ballet Gary Kemp, il “gilmouriano” Lee Harris e il tastierista Dom Beken, sono professionisti capaci di portare il carico. Un carico pesante, quello di misurarsi con brani come Set the Controls for the Heart of the Sun, A Saucerful of Secrets, Atom Heart Mother, Echoes, in cui lo spirito, l’atmosfera e l’attitudine valgono almeno quanto tecnica e professionalità. E si può dire che riescano nell’impresa, sebbene aleggino di continuo i fantasmi dell’irripetibile Gilmour di quegli anni, del Waters inquietante (e urlante) di Live at Pompei, della creatività improvvisativa di Wright e Barrett.
In ogni caso, ognuno fa il suo e nessuno sembra prendersi troppo sul serio o mostrare timore reverenziale di sorta. Tutt’altro. E la differenza, che piaccia o no, si sente. Il basso di Guy Pratt è molto più presente e groovy rispetto all’essenzialità di Waters, mentre le due chitarre e Beken non risaltano per particolare originalità. Il sound che ne risulta è più rock, più d’impatto rispetto ad allora, ma i musicisti sono capaci di calarsi, quando necessario, nella psichedelia più visionaria.
Alla fine, standing ovation e tutti contenti, i 1500 che hanno riempito la platea del Sequoie Music Park. Tutto sommato, una bella serata tra amici.
Report di Daniele Follero
(Foto di Luca Mallardo per gentile concessione dell’ufficio stampa)
Setlist:
Set 1:
Astronomy Domine
Arnold Layne
See Emily Play
Remember Me
Obscured by Clouds
When You’re In
Remember a Day
If
Atom Heart Mother
If (Reprise)
The Nile Song
Set the Controls for the Heart of the Sun
Set 2:
The Scarecrow
Fearless
Childhood’s End
Lucifer Sam
Echoes
Encore:
One of These Days
A Saucerful of Secrets
Extra: