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MORBID ANGEL

Londra | 02 Academy Islington | 12 Dicembre 

Ventun’anni fa, esattamente il 22 giugno 1993, veniva pubblicato Covenant, il terzo album dei Morbid Angel, band destinata a diventare una delle più rappresentative del death metal.

Con questo album, definito tutt’ora una pietra miliare del genere, la formazione floridiana raggiunge il più interessante responso commerciale tanto che a distanza di due decadi, il successo di Covenant viene ancora commemorato con il dovuto prestigio. Il 2014 vede l’infatti l’annuncio di un massiccio tour europeo a supporto di questa occasione speciale non solo per la band, ma per il death metal in se’. Con questo tour, i Morbid Angel portano live Covenant per esteso, impreziosendo la scaletta con dei veri classici. La data londinese raggiunge il sold-out come previsto: dopo lo show di apertura degli inglesi Unfathomable Ruination e Benediction, il sipario si apre con la splendida e sulfurea Rapture traccia di apertura di Covenant che conquista il pubblico dalle prime note. La presenza sul palco del frontman David Vincent, che dimostra a primo impatto di non aver perso nulla della sua imponenza, è sinonimo di grandeur e perfezione assoluta in questa traccia leggendaria. La sua figura di cerimoniere dell’oscurità viene impreziosita dai riff del chitarrista Trey Azagthoth, gelidi e complessi all’estremo. Il set si evolve tra i sentieri tormentati di Pain Divide, brano veloce e feroce, una vera esplosione di epicità e World of Shit (The Promised Land) più lenta e candenzata, una vera esplosione di rabbia incontrollata. Il growling di Vincent risulta ben scandito per tutta la durata del set, in particolare in God Of Emptiness dove si notano anche le doti chitarristiche di Destructhor, il membro norvegese della band dal 2008.

Il drumming forsennato, paurosamente tecnico e affilato di Tim Yeong, ormai considerato membro permanente della band in seguito allo iato di Pete Sandoval trova la sua espressione migliore in Curse The Flesh tratta del settimo album della band Heretic.

La successione delle classiche Immortal Rites e Fall From Grace ricche delle tradizionali tessiture gelide e complesse anche se spesso e volentieri rallentate, dimostrano che i nostri hanno ancora la potenza di sempre. La prova londinese è più che convincente.

Fabiola Santini

ph Fabiola Santini

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