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MIRO SASSOLINI

La Metafisica delle parole

Miro Sassolini si racconta. O meglio lo abbiamo invitato a raccontarsi prendendo  spunto dall’uscita del suo nuovo lavoro di gruppo come S.M.S., sigla che sta per Sassolini/Matticoli/Santini, ovvero i musicisti che compongono il nucleo centrale del progetto. Una prova inusuale come Da Qui A Domani ha suscitato la nostra ammirazione per più motivi: in primis per l’innegabile spessore artistico dell’opera, quindi perché si tratta di un componimento pregno di risvolti conturbanti come pochi, infine perché rappresenta il ritorno sulla scena musicale di una voce storica dell’after-punk italiano, indimenticata come le armonie che intonava ai tempi d’oro di Siberia, primo leggendario album dei Diaframma. Da allora molto è cambiato, in mezzo c’è tutta una vita portata via dal tempo, spesa all’insegna di nuovi orizzonti ed interessi creativi. Eppure Da Qui A Domani sembra essere il figlio naturale di questo iato temporale, dopotutto è della vita che si canta negli scorci crooneristici di Da Qui A Domani, esperimento di sintesi fra musica e poesia mai così riuscito. Probabilmente in cuor suo Miro Sassolini aspettava da anni il momento giusto per spezzare il prolungato silenzio; tale momento doveva scaturire dai sonetti iridati di Monica Matticoli, dai baleni di rivelazione della sua penna ispirata, intinta d’inquietudine ed ansia di trascendenza, capace d’interrogarsi sul senso delle cose facendo appello alle parole dell’anima. È qui che la voce di Sassolini trova le inflessioni più consone alle dimensioni ontologiche della sua musa, a tradurre le sfumature della parola in melodie di sogno, a plasmare emozioni attraverso gli unguenti del suo canto screziato, ad aleggiare come brezza del mattino fra le note e le tessiture strumentali del valente Cristiano Santini (affiancato da Federico Bologna ai keys), a scandire verità come squarci di bellezza intercettati aldilà del mondo sensibile.
Su Rockerilla di Giugno l’intervista di Aldo Chimenti.

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