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MASSIVE ATTACK A TODAYS FESTIVAL

Massive Attack

02 Settembre 2024

Todays Festival – Torino

Forse per molti era la data più attesa di questa rinnovata edizione al Parco della Confluenza del Todays Festival a Torino (ma se la batte con quella degli inarrivabili LCD Soundsystem, autori di un concerto semplicemente strepitoso), questo ritorno alle luci della ribalta degli immaginifici Massive Attack non delude le aspettative, a cominciare dalla spettacolarità di una performance ultra-impegnata e corredata da grandi schermi ed impressionanti giochi di luce/messaggi/immagine/politica (con le didascalie in italiano!), dove tecnologia e tribalismo d’azione si fondono in un insieme organico di proiezioni-metafore in codice, di istanze contro gli orrori della guerra, contro i giochi occulti di potere, contro le oppressioni e le aberrazioni di un sistema mondo disumanizzante. Un tiepido lunedì di settembre galvanizzato dal pulsare cinematico di una performance inappuntabile, frutto del portentoso apparato scenico-strumentale messo a punto da questi pionieri del trip hop britannico formatisi in quel di Bristol (UK) nel lontano 1988 in risposta al movimento hip hop statunitense. Un evento salutato da una massiccia calata di spettatori in preda alla potenza magnetica dell’esibizione, in una sorta di crescendo vibrazionale di esperienze audiovisive in continuo divenire. Il ruolo della sezione ritmica in downtempo e/o midtempo si è rivelato sostanziale ai fini di una prestazione da manuale incalzata da forti cariche d’adrenalina come quella portata sul palco del Todays, sostenuta da mesmeriche sollecitazioni hypno dub e iniezioni di elettroniche urbane destinate ad espandersi fra i beat gravitazionali e le prestazioni canore di un Robert Del Naja in grande spolvero.

Quel che s’irradiava dall’imponente ed attrezzatissimo palcoscenico era una specie di trip erogeno di allucinazioni proto-psych volte a garantire fenomeni di catarsi assoluta e stati di coscienza stimolati da efficaci grammatiche sublimizzanti, crogiolo di energie sensoriali mai così immersive ed irrimediabilmente contagiose nel loro progredire a spirali concentriche plurimo-ossessive. Una congerie di soluzioni multimediali destinate a catalizzare l’attenzione del pubblico fra irresistibili dinamiche di ritmo-movimento, abbacinanti architetture ottiche e flussi di onde cerebrali fomentatrici di emozioni recondite ma fatalmente impattanti. Ad inaugurare il concerto è il tema dell’intro filmata che catapulta nel vortice di una stratosferica In My Mind, rielaborazione di un brano di Gigi D’Agostino che cresce un po’ per volta fino ad avvitarsi in un gorgo telepatico di percezioni trance senza ritorno. Lì dove ognuno degli astanti desiderava restare per tutta la durata dello show, calamitati dalle sollecitazioni propulsive di Risingson e Girl I Love You, quest’ultima in compagnia del cantante giamaicano Horace Andy, artista apprezzato per il suo personalissimo stile vocale. Lo ritroveremo sul groove palpitante di Angel. L’altra faccia del “Bristol sound” ideologico secondo la filosofia Massive Attack vede poi ulteriori approdi espressivi nell’evocativa Black Milk.


È qui che fa la sua comparsa l’incantevole grazia canora di Elizabeth Fraser, insigne ospite d’eccezione che si presterà in altri momenti successivi, tra cui le conturbanti e bellissime Teardrop e Group Four. L’afflato drammatico di Take It There non scombina i processi del climax in atto, ma li permea di pathos
sottocutaneo e squarci di luce notturna, a guisa di thriller psicologico ambientato in qualche piega profonda dell’abisso tenebroso. Si ritorna sulla terra (dei demoni) ai temi eretico-tribali di Gone, Minipoppa e Voodoo in My Blood, tutti con il contributo degli Young Fathers, presenze di peso di una ritualità d’assalto chiamata ad esorcizzare i veleni della realtà circostante. Il canto a volo d’angelo della Fraser torna a sedurre sulle note della magica Song to the Siren, meravigliosa cover paradisiaca dal repertorio di Tim Buckley. La seguente Inertia Creeps è un muscolare balletto meccanico che non fatica ad entrare subito in circolo.
Merita un plauso speciale un’altra cover stellare quale ROckwrok, inno punk dei leggendari Ultravox! (dal
secondo album del ‘77 Ha!-Ha!-Ha!) che l’allegra brigata ha fatto proprio mantenendone la forza d’urto e
l’impatto frontale. Ad aggiungersi nel roster dei partecipanti è quindi Deborah Miller, a lei sono affidate le
parti vocali per Safe From Harm (dedicata alla Palestina) e Unfinished Sympathy, pulsanti scansioni funk e movenze soul stemperate su curvature melodiche da brividi sulla schiena. La postura sincopata di Karmacoma fluttua a regime di catturanti cadenze reggae per lasciarsi andare alla deriva di un moto ondoso in cui annegare con il corpo e con la mente. Decisivo sbalzo di clima nella roboante Levels,
riadattamento di una traccia electro house firmata Avicii pensata per arrivare dritto alla testa di un’audience in preda al delirio dei sensi. Per il gran finale i Massive Attack scelgono di congedarsi così come avevano iniziato (o quasi) sulle frequenze di In My Mind, la quadratura del cerchio di un concerto (l’ultimo in cartellone del festival torinese) che ha tenuto costantemente col fiato sospeso e le endorfine a mille.
Aldo Chimenti – Foto di Loris Brunello

Massive Attack Setlist

1. Intro Film/In My Mind

2. Risingson

3. Girl I Love You

4. Black Milk 

5.Take It There

6. Gone

7. Minipoppa

8. Voodoo in My Blood

9. Song to the Siren

10. Inertia Creeps

11. ROckwrok

12. Angel

13. Safe From Harm

14. Unfinished Sympathy

15. Karmacoma

16. Teardrop

17. Levels

18. Group Four

19. In My Mind

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