
Marco Montemagno a teatro: più di un video di YouTube, ma quanto di più?
Ho avuto l’occasione di assistere allo spettacolo “Montemagno Live 2025” al Teatro Colosseo di Torino, un evento che ha messo in luce, ancora una volta, la straordinaria capacità comunicativa di Marco Montemagno. Figura onnipresente nel panorama digitale italiano, il divulgatore ha portato sul palco il suo format di “educational stand up”, toccando temi come l’intelligenza artificiale, la robotica e il futuro dello spazio. La sua abilità nel rendere accessibili concetti complessi è indiscutibile; sa come coinvolgere e stimolare la curiosità e la presenza sul palco di un robot umanoide è stata senza dubbio un tocco scenico efficace. C’è un piacere innegabile nel vederlo interagire dal vivo, un’energia che va oltre lo schermo. Eppure, al di là del fascino della sua presenza fisica e della brillantezza oratoria, lo spettacolo ci lascia con un interrogativo piuttosto persistente: cosa aggiunge concretamente a ciò che Montemagno offre già quotidianamente sui suoi canali YouTube? Per me, che come gran parte del pubblico in sala seguo abitualmente i suoi contenuti, la sensazione è stata quella di un déjà vu amplificato. I temi, gli spunti, persino la cadenza delle argomentazioni, sembravano riprendere molte delle riflessioni già condivise in rete. Non fraintendetemi, lo “Zio Monty” è un maestro nel creare engagement. Ma quando si investono risorse e aspettative per un’esperienza dal vivo, ci si aspetterebbe forse un livello di approfondimento, di interazione o di novità che vada oltre la mera fruizione passiva di concetti (sempre molto interessanti) ma sostanzialmente già noti. Dunque, pur essendo ben congegnato e scorrevole, lo show mi è sembrato più una vetrina delle sue capacità retoriche che un momento di vera e propria scoperta. Questa sensazione, unita a un approccio intrinsecamente business oriented, mi ha lasciato con la domanda sul senso ultimo di un evento dal vivo per un pubblico già così immerso nel suo universo digitale. Più un’eco amplificata che una nuova melodia. Gianluca Servetti