LUCCA FILM FESTIVAL
Lo sguardo “oltre” di Romero e Friedkin
George Romero ospite al Lucca Film Festival! Ti aspetti lo Stephen King degli incubi di cellulosa e ti ritrovi un tenero nonnetto con occhialoni alla Sandra Mondaini che ti scruta dall’alto (è altissimo) della sua infinita dolcezza, parlandoti come un padre (che sa il fatto suo) e come un inconsapevole maestro (forse inteneritosi con l’età a 76 primavere). Pacato osservatore e divertito protagonista, si becca la standing ovation alla cerimonia di consegna del premio alla carriera (prima della proiezione di Zombi – Dawn of the Dead su cui ritorneremo dopo), con le sue manone lascia il calco sulla Walk of Fame del Lucca Comics e incanta il pubblico di tutte le età affermando di amare L’Alba Dei Morti Dementi – Shaun Of The Dead con Simon Pegg (produzione UK 2004 tra il “moribondo” e lo spassoso) e la prima serie di The Walking Dead (in seguito “distrutta” dagli autori per inseguire l’ambito primato di prima soap-opera zombie della storia).
Alla conferenza stampa gli ho chiesto che idea si fosse fatto della società contemporanea relazionata al fattore “zombie”. Se non fossimo arrivati al “punto di rottura”, alla fase dello switch in cui l’essere umano è per metà umano e per metà zombie. L’ibrido alienato e claudicante dedito all’umanesimo 2.0 mentalmente instabile e teleguidato dalla pseudo-libertà sociale. La sua risposta è stata spiazzante come la quasi totalità delle sue affermazioni:
“Siamo meno zombie di ieri grazie ai social network e al web, ci permettono di conoscere, capire e alimentare lo spirito critico. Prima eravamo completamente assoggettati, soli.”
La sua passione per i comics e i videogames lo hanno addirittura trascinato nell’universo della finzione virtuale dove è lo zombiesco protagonista di un gioco dedicato ai non-morti. Oggi ha tante idee che gli frullano per la testa, vorrebbe realizzare “varie cose” ma la creatività ha il suo caro prezzo e il rapporto con le major non è mai stato idilliaco. Zombi – Dawn of the Dead è stato distribuito prima in Europa che in America del Nord e nel 1978 Dario Argento brillava di luce propria. Produttore e distributore della pellicola più famosa di George, ideata e scritta a Roma prima che girasse il mondo, Dario ha “firmato” la colonna sonora italiana con la musica dei Goblin, decretando il successo di un filone interminabile. Aneddoto: la questione razziale de La Notte Dei Morti Viventi – Night Of The Living Dead (1968) è stata casuale (nel finale il sopravvissuto protagonista “black” viene ucciso da un poliziotto “white” che lo scambia per uno zombie, nda). A pellicola realizzata, con la bobina nel bagagliaio dell’auto e la missione di raggiungere l’olimpo degli Dei, George & friends appresero della morte di Martin Luther King. Di lì a breve la storia del film avrebbe preso un’altra piega, rimarcando comunque uno dei messaggi principali lanciati dagli zombie romeriani: l’inutilità delle azioni ripetute dagli umani nonostante il caos zombie circostante (rintanarsi in casa, proteggere i propri averi) e la ricerca del “conosciuto” da parte degli zombie (tornare alla propria vita, riflessi mentali pre-mortem).Tematiche sconosciute alle storie contemporanee prive di spessore.
La carrellata di film dell’autore ha decretato lo strepitoso successo del Festival, anno dopo anno foriero di attenzione collettiva dedita alla voglia d’autore e alla riscoperta del cinema di genere.
Altro grande ospite della manifestazione è stato William Friedkin. Un personaggio atteso forse in sordina (i primi giorni, l’ansia e l’attesa di capire che edizione sarebbe stata) che in realtà ha fatto il botto al solo proliferar del verbo. Energico, attento, protagonista, spronatore ed autore, showman e adulatore del Maestro di casa Giacomo Puccini.
“Tutta la musica classica, e non solo, è in debito con Puccini e la sua capacità unica e straordinaria di trasmettere emozioni con le opere composte” per proseguire con “Il mio traguardo maggiore l’ho raggiunto dirigendo ‘Il Trittico’ e soprattutto ‘Suor Angelica’”. Il documentario in fase di realizzazione sarà la prima opera di un autore presente al Festival, figlia di un geniale connubio tra Città, manifestazione ed Arte che proseguirà negli anni a seguire.
A seguito della proiezione de Il Salario Della Paura – Sorcerer (1977) gli ho chiesto che rapporto ci fosse tra la scelta (non casuale) di inserire i giovani Tangerine Dream e la colonna sonora per questo film. La sua risposta ha abbracciato il tema “musica” in senso lato, ovvero la fase di scrittura della sceneggiatura:
“La musica non deve seguire passo passo la trama del film ma dev’essere complementare. Prima di scrivere il film ho fornito alcune indicazioni incomplete a coloro che avrebbero realizzato la colonna sonora, ma solo a giochi fatti ho combinato i pezzi con il girato, nessun musicista prima di terminare il film era a conoscenza di come avrei incastrato i loro brani. Han creato seguendo l’ispirazione, non durante e nemmeno dopo aver visionato la pellicola.”
Il miglior dibattito è stato inscenato al momento della fatidica domanda al “vecchio” autore di turno da parte del folto pubblico (sempre) presente: “Non era meglio la pellicola del digitale?”. Fulmini e saette han colpito gli spettatori, William ha decretato la legge del buon vecchio conoscitore della materia filmica:
“Il digitale ha permesso di conservare il film nel tempo ed eliminare tutte le sbavature della pellicola dovute a polvere e graffi. Non ho girato i miei vecchi film in bianco e nero o con i graffi o col suono gracchiante, sarebbe come se Puccini avesse voluto farsi ascoltare per sempre con il supporto vinile e le sue imperfezioni da logorio del tempo. Ciò che giro oggi è ciò che immagino mentre giro e vederlo bello pulito e nitido sullo schermo è motivo di orgoglio. Per questo motivo è meglio il digitale per costi, tempi e qualità.” Che dire… Silenzio, e il mito glamouroso della pellicola svanisce in pochi secondi.
William avrebbe girato volentieri la seconda stagione di True Detective se non fosse che amando la prima non ha poi voluto girare la seconda a causa di una trama che non lo convinceva affatto (Il Killer Joe Matthew McConaughey avrebbe sicuramente apprezzato).
Lucca Film Festival! Orgoglio lucchese, orgoglio toscano, l’orgoglio di un gruppo di ragazzini che oggi (cresciutelli) possono trionfare in tutto il mondo portando a casa un Festival coi fiocchi, fuori dai riflettori glamour, dentro il Vero Cinema.
E per Vero Cinema cosa ne pensa William?
“Fellini ha diretto e registrato il lato onirico dell’uomo, i suoi sogni, invece Lynch si occupa degli incubi”.
Lynch che è stato ospite 2 anni fa, anticipando Cronenberg l’anno scorso e la lunga serie di ospiti o celebrazioni tali di quest’anno: Marco Bellocchio, Paolo Sorrentino (con premio alla carriera e masterclass), l’omaggio a Mario Monicelli e al mitico Gualtiero Jacopetti di Mondo Cane.
Non perdete le prossime edizioni, senza far nomi sono attesi ospiti clamorosi e la città aspetta solo gente come voi.
Matteo S. Chamey