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LOWER DENS

Nootropics

Ribbon/Domino

A volte ci sono piccole imperscrutabili coincidenze, delicati giochi d’incastri a decidere le fortune di un album. E come accade in tante altre aree delle attività umane, ci sono spesso lavori che sfuggono alla critica musicale e finiscono colpevolmente nel dimenticatoio. Due anni fa usciva Twin-Hand Movement, il debutto dei Lower Dens, un disco che mescolava sapientemente una moltitudine di influenze che spaziavano dal dream pop allo shoegaze passando per fascinazioni post-punk. A distanza di ventiquattro mesi ritorna la band capitanata dall’ex musicista folk Jana Hunter con una fatica che conferma e rilancia le ottime precedenti impressioni grazie ad una splendida cura per i dettagli sonori. Nootropics snocciola lungo i dieci episodi presenti in scaletta lievi venature krautrock, deliziose cesellature di chitarre ed un gioco d’ombre dei synth che aggiungono ulteriore profondità alle traiettorie sonore. Nonostante la presenza di tracce in cui emerge il lato più sperimentale del gruppo statunitense, Nootropics si lascia apprezzare per brani che rubano la scena per infettività ed eleganza: Brains si candida apertamente al titolo di pezzo dell’anno grazie alle irresistibili triangolazioni batteria-basso-synth e le calde sovrapposizioni vocali. Dinamico e variegato nei suoi elementi costitutivi, il nuovo disco dei Lower Dens a tutte le carte in regole per sfuggire all’oblio mediatico subito in passato. Fateci più di un pensiero.

 Alessandro Bonetti

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