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Kadavar

Con il calare dei primi grigiori dell’autunno londinese, l’arrivo dei Kadavar nella capitale ha decisamente sollevato il morale di una buona fetta di appassionati di live rock. In tour a supporto del loro quarto album Rough Times, i berlinesi Kadavar sono partiti alla conquista dell’Europa accompagnati dagli inglesi Brule e 1968, consolidando un pacchetto all’insegna del rock classicheggiante niente male. Il locale scelto per questa occasione è lo storico Dome, da poco ristrutturato e arricchito di un palco più grande e di una miriade di luci orchestrate alla perfezione che trasformano il set dei tre gruppi previsti in serata in un vero idillo visuale. I Brule sono previsti alle 19.30 in punto, e partono all’attacco con una serie di riff caldi e passionali, lanciati al pubblico dal chitarrista Alastair Riddel (leggi anche Age Of Taurus) che appare forte e deciso per tutta la durata di questa mezz’ora di puro oblio rock dalle sfumature doom. Con le insidie complesse e le incalanature intossicanti di Black Wine, i Brule lasciano un’impronta indelebile della loro essenza stilistica, una pletora di maestria, colore e spiccata personalità che live rende davvero bene. L’umore è visibilmente alle stelle per i 1968: il sound di base è decisamente più oscuro dei predecessori, i vocalizzi del frontman Jimi Ray sono aspri, sofferti e trascinati in un abisso di cupezza emotiva. Il drumming di Dan Amati è rovente e arricchisce di spessore Fortuna Avana, traccia che innesca una reazione indiscutibilmente esplosiva nel pubblico. L’allestimento del palco degli headliner viene eseguito scrupolosamente in ogni dettaglio, pur trattandosi di un trio i Kadavar appaiono imponenti essendo dotati di una batteria mozzafiato e di una serie di pedaliere gigantesche. Il set parte in quarta con la title track del nuovo album, un esempio della loro splendida composizione stilistica, lenta, trascinata e resa particolarmente penetrante dalle raffiche di attacchi vocali del frontman Christoph “Lupus” Lindemann. Le sferzate di drumming di Christoph “Tiger” Bartelt, una vera tigre all’attacco per tutta la durata del set, definiscono la sequenza di Doomsday Machine e Black Sun in tutta la loro intensità. Bravi, eleganti e ricchi di prestigio: lo stile dei Kadavar è indiscutibile, sono pochi i gruppi del genere in circolazione attualmente che riescono a trasformare un live in un’esperienza irrinunciabile.

Londra | The Dome | 30 Settembre
Fabiola Santini (testo e foto)


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