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JOE T VANNELLI, LA MUSICA SCORRE

God is a DJ, recitava Faithless nel 1998. ‘This is my church. This is where I heal my hurts.’ La strofa fondamento di quei palchi (piccoli o grandi) custoditi nei Templi della Musica, spenti di giorno e vulcanici di notte. La consolle, l’altare per la celebrazione di un sacro rito capace di (s)travolgere intere generazioni dal ‘900 sino ai giorni nostri. Giorni in cui spesso invochiamo gli Dei del Ritmo, a intervenire e contrastare le abominevoli norme di chiusura o limitazione degli eventi con intrattenimento, come a voler marcare il territorio un tempo brulicante e oggi desolante. Per liberarci da una gabbia mentale opprimente e volutamente disarmoniosa, inoculataci al fine di spegnere le frequenze euritmiche dell’amore condiviso: la musica dal vivo.

Sono nato con la musica dentro, è parte di me,

come il mio cuore,

le mie costole, il mio sangue

ne ho bisogno come l’acqua e il cibo.

Devi amare per poter suonare.

La musica è il miglior mezzo per sopportare il tempo

la musica sconfigge la solitudine,

la musica è l’unica promessa mantenuta,

la musica è l’unica scommessa vinta.

La musica è tutto,

è l’inizio e la fine del viaggio.

JTV

Con queste parole si apre il viaggio nel mondo di Joe, dalle feste in cantina ai locali di una Milano no-stop, fino ai più importanti club internazionali. Titolare di one-night come New York Bar e Supalova, ‘la house non è solo una questione di suono, di groove, ma anche e soprattutto di feeling. È un concetto difficile da descrivere…, così prova a presentarsi il disco d’oro Joe T. Vannelli, perché il concetto (poi) si estende lungo 208 pagine da ‘spararsi’ senza respiro. Memorabili i suoi esordi all’Afterdark: ‘La sala da ballo, con una capienza di circa 150 persone, era frequentata da un pubblico d’eccellenza: ballerini e ballerine de La Scala, importanti soprano, stilisti, modelli, fotografi, avvocati, commercialisti anche con famiglia e figli, tante personalità che lì si sentivano a casa e sessualmente liberi.’ God is a DJ dicevamo, Joe non è mai stato un dj qualunque. La spinta, il groove lo ha marchiato a fuoco sin dalla nascita. E’ passione, è aria, è acqua e linfa per le vene. Se non esistesse il pane si nutrirebbe di musica. Sono personalità come la sua ad aver cambiato la storia della musica, ad aver coinvolto platee interminabili di persone alla comunione d’intenti, al ballo sacrificale per la gioia collettiva. Il fuoriorario Exogroove, il dinner club New York Bar, la sua one-night Supalova, tra Milano, Riccione e Ibiza, trasmessa live in Italia e all’estero. Ha suonato ovunque nel mondo, nascendo già produttore del suono prima che dj. L’elenco di locali e dj con cui si è intrattenuto e ha coltivato profonde amicizie non può starci in un papiro. Al figlio di una ‘fuitina’ tarantina non è mai mancata la voglia di stare al passo e rimettersi in discussione, la sete di crescita e conoscenza ha vinto su tutto, anche sulla droga: ‘..mi ha sempre fatto paura. Tenermene alla larga, fin da ragazzino, mi ha permesso di non perdere mai di vista il mio obiettivo.’ La tecnica di mixaggio ne fa un eccellenza italiana ‘export’ al punto da essersi reinventato dj-streamer sul tetto di casa propria (durante i vari lockdown) con un seguito numericamente strabiliante. Il Joe T Vannelli Live on Tour lo ha poi portato a suonare in circa 60 luoghi turistici tra i più belli d’Italia, carichi di suggestione paesaggistico-emotiva. Non mancano le note ‘stonate’, il capitolo ‘Children. Storia di un successo dal retrogusto amaro’ ripercorre passo dopo passo le vicende dietro il successo epocale del brano uscito nel 1996 by Robert Miles. Ricordi e aneddoti, esperienze e prime volte, scatti fotografici che hanno fatto la Storia. Un inno appassionato alla libertà carico di affetto per la famiglia, oggi più di ieri pilastro dimensionale in cui rifugiarsi. Ci pensa poi il groove a trascendere e staccarci dalla realtà. Samuel Chamey

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