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JOAN BAEZ

Milano | Teatro Arcimboldi  12 marzo

Joan Baez si muove sul palco con immutata grazia, una nobiltà che porta con sé dai primi anni 60. Bella oggi come allora. Mentre la ascolto difendere ancora una volta i diritti sociali, dalla causa della Val di Susa alle minoranze etniche e culturali, introducendo ogni canzone nel suo italiano fonemico, riproporre cover di Gianni Morandi, o nel cantare ancora una volta la ballata di Sacco e Vanzetti, meraviglioso tema scritto con Morricone, o rendere una cover di intensa portata lirica di Imagine di John Lennon, ancora mi stupisco dell’immensa rivoluzione culturale degli irripetibili anni 60. Di come ancora sia viva la coda di quell’immensa cometa.

Joan forse non s’inerpica più nei vibranti acuti di un tempo: certo che di acuto resta, e tanto, il pensiero politico.

Un senso di sempreverde, una freschezza inesauribile e inossidabile. La sua voce ancora così bella a 74 anni. Per noi resta la compagna del Dylan migliore. Il suo Alter-ego. Una donna esemplare: la voce di una generazione, di una nazione.

Diamond And Rust, Farewell Angelina, Blowin’ In The Wind,

Joan ha ripercorso la sua carriera attraverso proprie composizioni, brani di Dylan e celebri cover, inclusa una House Of The Rising Sun toccante quanto lo spiritual di Swing Low, Sweet Chariot.

Joan Baez ha regalato al pubblico milanese una straordinaria serata ricordandoci che, musica a parte, il mondo ha più che mai bisogno di persone come lei.

Massimo Marchini

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