IOSONOUN CANE & DANIELA PES / SAYA GRAY / BLOOD ORANGE – C2C FESTIVAL 2025
31 Ottobre 2025, Torino

Il secondo giorno del C2C FESTIVAL 2025 si apre per me con grande emozione. Raggiungo il main stage dello spazio Lingotto Fiere che si conferma luogo brulicante di energia positiva e buone vibrazioni. Alle 21:30, la folla si raduna, pronta a vivere un momento unico. Sul palco, Iosonouncane & Daniela Pes danno vita a un’esibizione entusiasmante. I loro mondi musicali si intrecciano, creando un’atmosfera ipnotica che cattura i presenti. La luce si abbassa e la musica inizia a fluire, avvolgendo ogni angolo della sala, on stage un incontro di voci e suoni. La miscela prodotta da questa intrigante osmosi creativa scatena una seducente fusione di melodie ancestrali, voci ultraterrene e trame elettroniche, variabilmente scolpite dai due, con molto gusto ed utilizzando enormi dosi di coraggio. L’impatto risulta essere potentemente immersivo, i due sono davvero capaci di reinventarsi, di evolvere, prediligendo ripetutamente l’oscurità. Iacopo e Daniela, si muovono on stage in una dimensione sonora capace di riflettere le contraddizioni della vita contemporanea. Il pubblico, totalmente partecipe, risponde alla grande a questa loro offerta straniante. Le melodie evocative e sinistre narrate dai due scatenano sulla scena un mix di emozioni in grado di stregare. Sequenze ossessive e flussi ininterrotti di parabole industriali e respiri sperimentali, trovano modi inventivi per coinvolgere la folla. Durante i 45 minuti trascorsi in loro compagnia, i brani sembrano esprimere un desiderio di fuga ed un bisogno di libertà con la voce di Daniela a fondere crude emozioni e rincorrere ombre sempre in agguato. Sintetizzando…eroici!

La serata continua a girare e quando manca qualche minuto alle 23 appare, con toni decisamente meno allucinogeni, Saya Gray. Il cambio di clima, contesto ed atmosfera è davvero nettissimo. Nata a Toronto da madre giapponese e padre scozzese-la musicista canadese, forte di un mix di istinto sperimentale (sempre più sfumato) e attenzioni pop (oggi prevalenti), unito all’amore per spazi melodiosi luminosi, proietta sui volti delle persone curiosità e meraviglia. Avvolta in un completo di pelliccia e stivali coordinati, allacciata a una chitarra elettrica a doppio manico e con in mano un microfono ornato da una lunga coda di pelliccia, la fanciulla passa in rassegna i momenti più a fuoco del suo secondo sorprendente album Saya. Tra i quali, grazie al trattamento live, risultano particolarmente riusciti Thus is why, ricca di destrezza melodica e ricercate evoluzioni timbriche, Shell (of a man) che esibisce intricate trame chitarre filtrate con riverberi ariosi e caldi respiri soul. A ripetizione la sua voce eterea e i testi sognanti fluttuano su linee di basso creando un’atmosfera magnetica, che raggiunge il suo apice in Puddle (of me). Un live set il suo, ricco di un mix celestiale di drumming vigoroso, chitarre elettro-acustiche dense di sensibilità e morbidi accordi di synth. Potremmo ricordare a lungo, l’eco del suo falsetto sussurrato e l’abbraccio morbido di suadenti melodie. Davvero carina ed a tratti anche convincente.

La serata si avvia al suo momento clou e 25 minuti dopo la mezzanotte si scatena un nuovo boato, le luci si spengono ed è la volta dell’attesissimo ritorno di Blood Orange. Dev Hynes, il cantautore, produttore e polistrumentista di origine britannica e residente a Brooklyn, è protagonista da tempo di una vibrante sperimentazione di molteplici generi: neo-soul raffinato, R&B nebuloso, art pop spettrale e molto altro. Il suo sound eclettico è ineguagliabile e dal vivo questa sera raggiungerà istanti di esaltazione alla massima potenza. Il suo ultimo album, Essex Honey è certo uno dei dischi dell’anno ma dal vivo Dev si supera. L’infinita folla che compone il pubblico, in stato di trance progressiva, vibra e si compiace profondamente. La partenza dopo un sinistro intro delegato a rumori disturbanti è affidata alla malia narcotica e lunare che avvolge Look at you. Mentre gli accordi liquidi e inquieti echeggiano per tutto il locale, la voce ricca di Hynes risuona magicamente attraverso l’impianto audio. In azione insieme a lui, interagisco un batterista, un tastierista e una coppia di vocalist, tra cui rifulge con speciale splendore la magnifica Eva Tolkin. L’alchimia tra i musicisti è palpabile e la loro disposizione on stage rende l’esibizione particolarmente affascinante, con ogni artista in grado di muoversi liberamente ed interagire ripetutamente con il pubblico. All’improvviso le luci si oscurarono, mentre un riflettore prodigiosamente si posa su Hynes, che impugnando un violoncello elettrico, si lancia in una straziante cover di How Soon Is Now? degli Smiths. Impossibile distogliere lo sguardo, mentre Hynes canta e si perde nella magia narcotica di quel brano fondamentale. Appare totalmente a suo agio mentre si muove con movenze sicure e decise tra tastiere, chitarre ed archi.

Il live set pulsa di intimità e vive di contrasti melodici netti e favolosi, le canzoni cambiano direzione bruscamente ma mai in modo stridente: Somewhere in Between delicata e sottile come una piuma, scivola sul velluto, Vivid Light, quasi quasi Massive Attack dispensa brividi assoluti, Mind Loaded , porta con sé un’ondata di calore. Il repertorio accoglie poi anche straordinari appuntamenti del passato come Best to You con le voci di Hynes e Tolkin in amorosa conversazione mentre il crescendo battente della travolgente Champagne Coast. riversa un’unica grande esplosione di gioia. I dialoghi strumentali tra i musicisti, articolati e complessi, si rivelano gradualmente e continuamente. La loro musicalità sembra risuonare attraverso stili e sensibilità diverse, il che la dice lunga sulla loro brillantezza artistica. Verso il termine la commozione travolge gli spazi circostanti e l’apice della serata è raggiunto sulle note sublimi del penultimo pezzo The Field, saturo di sognante malinconia. Il brano è colmo di passaggi intricati che si muovono e scorrono molto naturalmente. Peccato non durino a all’infinito. L’incantesimo ha il suo termine, Hyes abbandona la scena, timido e solare, portando dietro sè una sensazione di dolcezza e benessere. Una performance preziosa e memorabile!
Giancarlo Costamagna
Foto di Loris Brunello