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INTERPOL LIVE A TORINO

Torino, 26 giugno 2023

Sono 3 le date italiane che segnano il ritorno degli Interpol nel nostro paese a distanza di cinque anni dall’ultima loro apparizione italiana, 3 appuntamenti che sono parte del tour mondiale che li vede impegnati a supporto del loro settimo dignitoso album The Other Side of Make-Believe. Questa sera siamo a Torino nella suggestiva sala Fucine della splendida location delle OGR, per l’anteprima del festival Sonic Park che si terrà a Stupinigi a Luglio. Preceduti dal live della band italiana Petrol, gli Interpol, salgono sul palco eleganti, raffinati e squisitamente dark.

Il pubblico eterogeneo, costituito da oltre 2000 astanti variabilmente coinvolti, sembra apprezzare la partenza affidata a Toni che ci introduce ad un set inquieto ed uniforme. Un viaggio lungo novanta minuti, in cui vibriamo d’emozioni intense, con la musica che, tra ombre minacciose e vulnerabilità emotive, parla chiaro un linguaggio sinistro ed angolare. La chitarra nervosa dello statuario Daniel Kessler, la precisione espansa del drumming di Samuel Fogarino, la voce tagliente del supercool Paul Banks oltre ai 2 touring
members Brandon Curtis (tastiere) e Brad Truax (basso) conferiscono alle canzoni un’aurea plumbea ed avvolgente. Il suono è incredibilmente preciso e rigoroso. I colori distintivi della loro proposta musicale si ritrovano nelle luci essenziali prevalentemente virate in bianco, rosso e blu. Sono passati più di due decenni da quando la band newyorkese esplose con lo straordinario esordio Turn on the bright lights ed ora in pieno revival post punk, la loro musica possiede ancora una evidente e fascinosa potenza attrattiva, che continua a risaltare in modo più marcato nelle tracce tratte dai primi 2 album, esibite questa sera con intrepida convinzione. E quanto quei primi 2 dischi rappresentino ancora oggi la vera
essenza degli Interpol è confermata dalla presenza nel liveset odierno di ben 7 tracce estratte da Antics e 4 dal disco di debutto. E proprio da quelle due pietre miliari arrivano i momenti di più alto coinvolgimento: Obstacle n.1 con il suo crescendo brucia nervosa ed incontrollata, Narc tanto spigolosa quanto cruda, scuote ripetutamente, mentre l’intro di mancuniane memorie Joy Division fa
esplodere Roland. Il basso rotolante di Evil regala brividi senza soluzione di continuità, attendendo il riff inquietante di C’mere che fa alzare al cielo molto mani.


Manifestano un carattere più riflessivo gli episodi tratti dall’ultimo disco come Toni, Into the night, Fables e Passenger, nuovi giacimenti di potenziale ricchezza inesplorata portati alla luce con indubbia disinvoltura, che son certo cresceranno nel tempo. Gli Interpol sanno creare momenti coinvolgenti nonostante per loro natura privilegino zone d’ombra ed approccio schivo. Il gruppo riesce a creare
una positiva sintonia con il pubblico ed arrivano ripetuti i ringraziamenti ai presenti e dichiarazioni d’amore sconfinato per la città e per la meravigliosa location. Ci stanno tutti, il posto è semplicemente magico, l’acustica per contro potrebbe ancora migliorare. Più avanti momenti di narcosi elettrica avvolgono Stella was a diver, altro marmorea testimonianza di una pronunciata sensibilità postpunk,
prima della tripletta finale condensata nel bis. Leif Erikson, malata di ritmi in decelerazione assorbe ascolti intimi e straordinariamente appaganti, a cui segue il tripudio percussivo in cui si compiace Not even jail prima del delirio conclusivo affidato alla galoppante Slow hand, trafitta ripetutamente da chitarre ringhianti.


Violenza controllata, dissonanze atmosferiche, destrezza spinta, astratta raffinatezza, gli Interpol nutrono il loro sound di ipnosi riflessiva e vitalità rallentata. E pur macchiati da un’uniformità espressiva strisciante, sono stati in grado di sedurci nel profondo e regalarci uno spettacolo algidamente stimolante.

Giancarlo Costamagna / Foto di Loris Brunello

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