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Inferno Metal Festival

Oslo (N), Rockefeller / John Dee | 12-15 Aprile

Alla sua diciassettesima edizione il festival di metal estremo più longevo della Norvegia ritorna durante le vacanze di Pasqua con le tradizionali quattro giornate dedicate a concerti esclusivi. Con headliner del calibro di Carcass, Gorgoroth e Abbath Inferno si conferma ancora una volta come uno dei festival internazionali più gettonati del globo. Con fan provenienti da tutta Europa e non solo (anche da Stati Uniti, Australia, Brasile e Giappone) l’atmosfera dell’evento è entusiasmante già durante la prima giornata con la tradizionale “Club Night” dedicata a live che si tengono in contemporanea al Blå, Vulkan Arena, Pokalen,   Parkteatret, e all’hotel convenzionato con il festival, lo Scandic St. Olavs Plass. La tre serate che seguono si evolvono tra le pareti delle due venue più note di Oslo, il Rockefeller e il John Dee, posizionate strategicamente nel cuore della capitale il che consente ai metalhead di godersi una moltitudine di attività prima dell’apertura dei cancelli, dalla cena metal al noto ristorante Aye Aye Club alla visita ai numerosi musei e attrazioni locali.   Tra un concerto e l’ altro, i fan possono farsi tatuare da noti artisti locali quali Mythos Tattoo e esteri quali Black Shadow e Tattoos By Icons.

Merch prestigiosa oltre a quella ufficiale del festival è disponibile per tutta la durata dell’evento, in banchetti fornitissimi posizionati tra le due venue principali e anche allo Scandic Hotel dove è stata organizzata la “Inferno Auction” un asta di rarità metal. Assolutamente da raccomandare: il beer tasting organizzato all’hotel che consente di degustare le ultime novità da birrerie del calibro di Nøgne Ø, Sagene, Oslo Brewing Company e Kinn.

Ogni giornata si apre con una carrellata di film horror in visione alle 16.00 presso la sala cinema dell’hotel, che comprende il noto 31 di Rob Zombie, Once Upon A Time In Norway (la storia dei Mayhem), Bone Tomahawk (uno scontro all’ultimo sangue tra cowboys e cannibali) e Saga (con Nocturno Culto dei Darkthrone tra gli attori protagonisti). Tra le conferenze previste dedicate all’etichetta locale Neseblod Records, all’esplosione di band in Islanda e alla crescita dell’etichetta canadese Boonsdale Records, i fan hanno anche la possibilità di assistere all’esibizione di opera d’arte di artisti del calibro di Kristian Wåhlin aka NecroLord conosciuto per le grafiche di band quali King Diamond, At The Gates, Bathory, Dissection e Dark Funeral, Toto Lara e Dan Seagrave.

 

Day 1

Dopo la visione di 31, l’ultimo capolavoro horror di Rob Zombie, è il momento dei primi concerti. Il Blå ospita la tradizionale carrellata di band Dark Essence Records, a cominciare dai norvegesi Sulphur che portano live il loro prog black carico di adrenalina.   Il frontman Thomas Skinlo Høyven si distingue sia per la sua personalità che per i vocalizzi robusti e ben definiti, il loro set è l’inizio perfetto. Seguono i connazionali Slegest dalle venature più classiccheggianti, la chitarra infiammata di Stig Ese Eliassen sfodera assoli trascinati che riscaldano le pareti del locale, stipato all’eccesso. Nonostante al Vulkan siano previste band del calibro dei Red Harvest e dei Borknagar sono in molti a rimanere inchiodati al Blå per non perdersi un solo istante della band che segue, i Sarkom. Con l’uscita del loro ultimo album, Anti-Cosmic Art la formazione norvegese si presenta in ottima forma, corpse-paint, volumi lancinanti li confermano come una delle migliori band di questa prima giornata, soprattutto per la versione esplosiva della bombastica Mind-Abscess ottimo esempio di black demoniaco. Dopo pochi istanti di puro oblio Hail Spirit Noir è impossibile resistere alla tentazione di catapultarsi al vicino Pokalen per non perdere un solo istante di Furze progetto black di Woe J. Reaper con Mannevond dei Koldbrann nel ruolo di frontman, abbigliato con tanto di maschera da caprone e mantello. Le sonorità sono aspre e taglienti, il caos totale generato dai volumi impossibili rende difficile godersi in concerto tra le prime file, dato che sono in molti a lanciarsi nel mezzo del palco. Meglio rifuguarsi ai bordi del locale per assistere a questo set esclusivo sorseggiando l’ultima birra prima di ritirarsi in hotel.

 

Day 2

Il giorno successivo parte al Rockefeller con il set stellare dei norvegesi Helheim, altra band di punta della Dark Essence Records che offre un esempio unico delle loro sonorità di base black, rese ancora più intense da influenze folk che trasportano tra le vicissitudini degli eroi del passato. Il frontman V’Gandr (leggi anche Taake) si dimostra consapevole delle proprie armi, sfoderando attacchi di basso e lanciando vocalizzi possenti come un vero guerriero alla guida del suo plotone. Dopo il set dei canadesi Panzerfaust al John Dee, è arrivato il momento di un gruppo leggendario. Si tratta degli inglesi Venom Inc che con Mantas alla guida riportano live gli allori del passato come l’indimenticabile Poison. Nonostante il sound sia pristino, la formazione appare affievolita e delude in parte le aspettative con un set troppo ripetitivo. Ci pensano comunque i successori, i tedeschi Destruction, ad agitare le acque con un set sfavillante a conferma che Marcel Schirmer e Mike Sifringer non hanno alcuna intenzione di mollare la presa. Il loro thrash elettrizzante fino al midollo e tirato all’ennesima potenza culmina con la versione esplosiva di Nailed To The Cross. Dopo una breve pausa al John Dee per godersi qualche minuto dei Pillorian è arrivato il turno dei primi headliner. Per gli inglesi Carcass gli anni sembrano non passate mai. A parte un cambiamento di line up, le forze portanti di Bill Steer alla chitarra e di Jeff Walker al basso e alla voce confermano che il colosso death resiste al passare dei decenni con un sound proprio, reso abrasivo all’ennesima potenza da pura maestria e impeto inesauribile. La versione di uno dei loro cavalli di battaglia Buried Dreams, traccia di apertura del loro album Heartwork uscito nel 1993, scatena una vero entusiasmo collettivo incontrollabile.

 

Day 3:

Dal Rockefeller i norvegesi Insidious Disease hanno il compito di apripista della terza giornata del festival, con un set che viene notato a malapena se non per la presenza di Silenoz, chitarrista dei Dimmu Borgir. Il sound ricorda troppo quello degli Entombed A.D. ma al rallentatore.   Al John Dee trionfano gli italiani Vinterblot vincitori della selezione tra le band in competizione candidate all’apertura dei battenti di questa giornata. Di ritorno al palco principale la sensazione di caos totale e di pericolo imminente avvolge il pubblico con irruenza, pronto a dare il benvenuto ad un altra realtà di anglosassone di rilievo, i famigerati Anaal Nathrakh. Nonostante alcuni problemi tecnici che hanno costretto la band ad una pausa prolungata a metà set (tanto che il frontman V.I.T.R.I.O.L si è seduto tranquillamente nel mezzo del palco mentre arrivava il supporto tecnico), il plotone si dimostra ancora una volta eccellente, volume atroci, vocalizzi estremi e velocità massime confluiscono in un vero pandemonio. Dopo il set degli svizzeri Samael, le note più calde e avvolgenti degli americani di New Orleans Crowbar consentono una pausa   al John Dee per sorgeggiare una Nøgne Ø, in preparazione all’ultima scossa brutale di questa terza giornata. I Gorgoroth attualmente in tour in Europa per festeggiare il venticinquesimo anniversario della loro carriera, non potevano essere gli headliner migliori: dagli infieri più profondi emerge il frontman Hoest (leggi anche Taake) lanciando Bergtrollets Hevn in tutta la sua ferocia. Tra I riff taglienti di Infernus, barriere di fumo impenetrabili e raffiche di luci rosse a intermittenza, il set evolve tra i percorsi infuocati di un black putrido e marcio che non ha paragoni. La tradizione che continua.

 

Day 4

La giornata di chiusura parte con il set stellare dei norvegesi Slagmaur. Il palco è adibito come l’altare di una messa nera, con il frontman Aatselgribb nel mezzo tra i due impiccati, uno dei quali finirà bruciato nel sacrificio finale. È difficile credere si tratti di teatralità dato che il rituale sembra vero in ogni minimo dettaglio. L’arrivo degli irlandesi del momento, i Primordial, viene seguito da grida di benvenuto sulle note grandiose del loro cavallo di battaglia Where Greater Men Have Fallen, eseguita brillantemente grazie soprattutto ai vocalizzi del frontman Alan Averill al quale non manca mai la presenza sul palco. Mentre al John Dee si tiene la rassegna di gruppi islandesi (Auðn, Zhrine, Kontinuum e Svartidaudi) il Rockefeller viene preso d’assalto dagli attesissimi Belphegor, sovrani indiscussi della giornata di chiusura. Il frontman Helmuth Lehner tra le note maligne di Gasmask Terror e le insidie di Conjuring The Dead conferma che il plotone austriaco è pronto all’uscita del prossimo LP, Totenritual previsto per il prossimo autunno. Abbath ha il compito di salutare il pubblico di Inferno. Dopo l’inizio promettente con tanto di fuoco e fiamme, il momento di gloria si riduce a un set di soli trenta minuti, interrotto dall’improvvisa sparizione del frontman apparentemente furioso a causa di problemi tecnici. Ma questa interruzione non rovina l’umore, c’era da aspettarselo e la serata continua in hotel dove si può sorseggiare fino a notte inoltrata un’altra prelibatezza locale, la birra Necro Pale Ale in tema perfetto con il festival, ricordando le band viste in queste quattro giornate esilaranti, con del sano metal in sottofondo.

 

L’edizione 2018 con alcuni cambiamenti di date e di programma (Inferno Metal Festival Norway si terra da giovedì 29 marzo a domenica primo aprile) è già nell’aria, http://www.infernofestival.net/, https://www.facebook.com/events/837553383064728/ e https://www.facebook.com/InfernoMetalFestival/ forniscono tutte gli aggiornamenti sulle band previste e sulle logistiche. I biglietti “early bird” per le quattro giornate sono già a disposizione al prezzo di Nok 1800 fino a fine Agosto. Successivamente i prezzi saliranno a Nok 2000 e Nok 2250.

Stay tuned!

Fabiola Santini (testo e foto)

 

 

 

 

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