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IN FOLK NOCTIS

ACT IV REBORN | Milano | Serraglio | 26 novembre

Gli Ashram sono Maria and The Violin’s String, ma non solo. Maria and The Violin’s String prolunga gli avambracci degli Ashram in amorevole distensione armonica. Corde di violino che paiono bacchette magiche per trasportarci alle origini della vita: il termine sanscrito Āśrama indica, nella tradizione indiana, un luogo di meditazione e ascensione.

In Folk Noctis – act IV: Reborn parte da qui, il festival di neofolk e folk-apocalittico sancisce la dissoluzione degli episodi precedenti per una rinascita che ha il sapore della vittoria a prescindere. Il quarto atto della manifestazione riempie il Serraglio (ex autofficina del quartiere periferico est della città dalla riuscitissima acustica) portando seguaci anche stranieri e decretando la buona riuscita di una serata difesa coi denti dagli organizzatori, mettendo ordine dove il caravanserraglio lo richiede. In una Milano dove l’interesse cade laddove il disinteresse dovrebbe imperare, si inscena un quartetto/quintetto artistico di grande rilievo: Ordo Rosarius Equilibrio (Svezia) feat. Simone Salvatori (Spiritual Front), Hekate (Germania), Die Weisse Rose (Danimarca) e Ashram (Italia).

I Die Weisse Rose discendono evidentemente da quella Rosa Bianca che tanto fece incazzare i nazisti. Un gruppo di studenti cristiani che si opposero al Führer, arrestati, processati e condannati a morte per decapitazione. Neofolk industrial marcettoso, sinfonici e marzial-industriali, in realtà riversano nella musica quel senso di vergogna e fanatismo spesso in contraddizione ambigua con la Storia, ed è in questa storicità che si specchia quello che Wagner chiama Gesamtkunstwerk un’opera d’arte totale.

Hekate sprofonda nel folk-classico medievale. Band dai ritmi arcaici, unisce trance ad elementi rituali dal carattere fortemente spirituale. Il canto reciproco di Axel Menz e Susanne Grosche è figlio della comune comprensione di due anime che interagiscono in equilibrio insieme agli altri componenti. Ecate è la dea della magia nella religione greca e romana (dal greco antico Hekátē), di origine pre-indoeuropea. Nell’intenzione realizzata degli autori rappresenta la parte mistica e misteriosamente potente. La loro performance stupisce per qualità e sinergia. L’incanto ritmico e la strumentazione vintage trasmettono autenticità.

Simone Salvatori sciorina una mini-performance esaustiva della sua personalità carismatica dal forte impatto estetico. Voce calibrata, chitarra classica, ciuffetto bagnato, il suo neofolk è un impianto autoriale autentico, senza mezzucci elettronici spesso di-copertura. In quella Song for The Old Man il cowboy non è l’eroe delle praterie perché da queste parti la bassa modulazione sinfonica è la presa di coscienza di una realtà articolata che non sfocia mai nel sogno ad occhi aperti.

In particolar modo insieme agli Ordo Rosarius Equilibrio la simbiosi assume una densa linearità musicale. Dimenticate ormai le performance bondage degli esordi, O.R.E. consumano le loro cartucce in distopìche celebrazioni folk dal lento incedere. Portatori di occultismo e gnosticismo, mettono da parte l’estetica per mostrarsi in tutta la loro presenza. Il duetto con Simone combina la condanna alla decadenza, scioglie il martial-industrial nell’acido per estrarne una favolosa coppa di vino rosso leggermente frizzante. Come a poter mutare il volto a piacimento nell’oscuro discernimento della propria esistenza.

Matteo S. Chamey

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