
Il videogame distopico di Kode9 porta in orbita Seeyousound
Videogame, fantascienza, musica elettronica, tutto questo in un unico spettacolo. Il festival Seeyousound, dedicato al cinema a tema musicale, per una sera tralascia il concetto di “film” in senso stretto e concede il maxischermo del Cinema Massimo a una performance audio/video del tutto particolare. Protagonista è Steve Goodman aka Kode9, producer e musicista scozzese, fondatore dell’etichetta Hyperdub, presenza frequente nelle ultime edizioni di C2C, accademico e saggista per il MIT – non bastano mai le definizioni per qualificare un personaggio fuori dall’ordinario. L’ultimo suo progetto importante è Escapology: non esattamente un album tradizionale, ma la colonna sonora di una “sonic fiction”, Astro-Darien, che tramite suoni e visual immerge l’ascoltatore/spettatore in un immaginario videogame di sci-fi distopica.

(Foto di Elisabetta Ghignone)
L’opera di Goodman fa viaggiare l’immaginazione attraverso un filo oscuro che collega passato e futuro nell’arco di secoli e millenni. Il concept di Astro-Darien ipotizza il futuro della Scozia oltre il pianeta, in fuga da uno scenario terrestre apocalittico, raccontato da un immaginario designer di videogiochi. I quadranti narrativi partono dal XVII secolo con il The Darien Scheme, ovvero il tentativo della Scozia di colonizzare l’odierna Panama, operazione tanto disastrosa e dispendiosa da costringere la Scozia ad accettare la sottomissione all’Inghilterra. Le grafiche delle proiezioni, tra paesaggi in evoluzione e mappe di ordini mondiali in mutazione, proseguono in epoche più vicine a noi, tra indipendentismo scozzese e Brexit. Culmine del racconto, infine, è il futuro distopico in cui la nazione compie la fuga nello spazio per abbandonare un pianeta ormai al collasso.
Gli scenari sono rappresentati visivamente con proiezioni in loop, movimenti serrati, colori saturi e irreali, come fosse un videogioco. L’artista, con la sua postazione collocata sotto allo schermo, manovra l’audio delle tracce di Escapology e sincronizza le sezioni visuali, in parte realizzate a partire da sue riprese effettuate sulle highlands scozzesi, in parte manipolate artificialmente con la collaborazione di artisti visuali tra cui Lawrence Lek, Optigram, Plusminus Studio, Bianca Hic e Mark Garlick. Ritmiche incalzanti, tra beat e bip frenetici e sincopati, portano il viaggio a dilatare sempre più i confini del tempo e dello spazio. Il meccanismo narrativo è intuitivo ma non immediato da comprendere: l’esecuzione dal vivo consiste non tanto in un chiaro filo conduttore, ma in un accostamento di suggestioni che conducono al climax finale.

(Foto di Elisabetta Ghignone)
Escapology is not escapism, afferma Kode9 in una delle schermate principali. Pur non avendo quest’opera un intento “politico” vero e proprio, la visione non può che far riflettere sui fatti odierni che ci rendono sempre più consapevoli di quanto satelliti, sonde e tecnologie spaziali condizionano i destini dell’umanità. Mentre guerre, populismo e totalitarismi ci avvicinano sempre di più ai temi vicini alla geopolitica, l’intelligenza artificiale ci apre nuovi scenari (talvolta inquietanti) sulle potenzialità degli infiniti orizzonti digitali. Alla luce di questo, l’opera di Kode9, tre anni dopo la sua realizzazione (2022), continua a sollecitare la fantasia sui temi tanto affascinanti quanto spaventosi che riguardano il mondo che provvisoriamente abitiamo.
L’evento è stato realizzato come produzione di Seeyousound insieme ad Almare – collettivo artistico-curatoriale che si dedica alle pratiche contemporanee che utilizzano il suono come mezzo espressivo – con contributo della Compagnia di San Paolo. L’edizione 2025 del festival continua fino al 28 febbraio nelle sale del Cinema Massimo a Torino: tra gli eventi in programma spicca il film sui Mogwai (qui la recensione), dal titolo che continua a darci nuove e diverse suggestioni cosmiche: If the stars had a sound.
PAOLO ALBERA
(Foto di copertina di Davide Tacconelli)