Top

IL MEGLIO DEL FAR EAST FILM FESTIVAL DI UDINE

La XXII edizione online del Far East Film Festival di Udine si è conclusa con la premiazione dei film migliori. La prestigiosa rassegna ha presentato un totale di 38 film per tutti i gusti (10 dalla Corea del Sud, 10 dalla Cina, – di cui 6 da Hong Kong-, 9 dal Giappone, 3 da Taiwan, e 2 da Filippine, Indonesia e Malesia) nella sezione dedicata alla competizione, più altri 8 titoli fuori competizione. 

Il FEEF potrà ritenersi soddisfatto del grande lavoro svolto al fine di poter essere presente durante la situazione critica dovuta alla pandemia del covid-19. Organizzando lo streaming online del suo ricco programma, è stato per la prima volta accessibile ad un pubblico più vasto, che ha potuto godere di ben 12 ore di collegamenti diretti con le capitali asiatiche partecipanti al festival, per interviste con registi e rinomati critici cinematografici. Con 3000 abbonati alla visione sulla piattaforma streaming mymovies.it e più di 25.000 voti registrati, l’evento è stato seguitissimo dal pubblico fedele a questo appassionante genere di nicchia, conquistando al contempo il cuore di molti curiosi. 

La giuria internazionale ha meritatamente aggiudicato il Gelso d’Oro alla straordinaria opera del giovane regista cinese Derek Kwok-Cheung Tsang, Better Days (2019). 

Il film tratta in maniera forte il tema del bullismo, in particolare quello tra studenti. La felice scelta dei due protagonisti, ovvero dell’ottima attrice 28enne Zhou Dongyu e del 20enne Jackson Yee, ha certamente contribuito ad aggiungere pathos ad una storia di per sé già molto intensa e drammatica, attinta dal romanzo In His Youth, In Her Beauty di Jiu Yuexi (che si spera venga presto tradotto in lingua italiana).  

Vale la pena osservare come il film d’autore si affidi sempre di più, e con successo, alla popolarità degli idol al fine di raggiungere un pubblico più ampio, forzando anche la critica più snob ed elitista a scendere dal proprio piedistallo di fronte al talento puro. Mi riferisco in questo caso all’attore/cantante/modello Jackson Yee, appena 18enne all’epoca delle riprese, che impersona il giovane teppistello da strada abbandonato a se stesso, Xiao Bei, protagonista di una delle storie d’amore più toccanti di sempre, basata su fatti reali. Il film, la cui storia è ambientata durante il periodo dei durissimi esami d’accesso all’università cinese (gaokao), non regala nulla al romanticismo gratuito: le lacrime causate da una violenza senza senso riversata sui ragazzi da parte di giovani aguzzini dagli svariati profili psicologici e condizioni sociali, sono lacrime versate giornalmente da vittime di bullismo nelle scuole di tutto il mondo. 

Sono sempre i deboli a venire presi di mira, coloro che non hanno una posizione “rispettabile” nella società, coloro che sono considerati “diversi”. Spesso i perseguitati sono soggetti che non desterebbero alcun sospetto da parte degli adulti che dovrebbero proteggerli: la giovane protagonista, Chen Nian, è carina ed accademicamente dotata, tuttavia non ha amici e non è in grado di difendersi dal disgustoso e vile branco di bully capeggiato da una ragazza di famiglia bene. Chen Nian incontra Xiao Bei attraverso un atto di violenza di strada, a cui il ragazzo è avvezzo da anni, e sarà lui a prendersi cura di lei, arrivando a proporre il sacrificio dei migliori anni della propria vita per amore e per ottenere l’unico riscatto che gli sembra possibile. Fortunatamente, l’aiuto degli adulti, di quelli che non sono stati completamente travolti dal cinismo della vita, sarà la chiave per conquistarlo. 

Il punto del film è chiaro e forte: è dovere dei genitori (per chi ha la fortuna di averli) e dei docenti intervenire in maniera determinata ed equa nei casi di bullismo, ed è necessario un tipo di educazione preventiva da parte di entrambi. Solo così le vittime non avranno il timore di denunciare i propri persecutori. In Cina ultimamente sono stati fatti molti passi avanti in questo senso. Secondo le ultime indagini, in Italia il bullismo scolastico non è rampante come in altre nazioni, ed avviene in particolar modo nelle scuole elementari e medie. Sono tuttavia molto diffusi lo stalking ed il cyberbullismo, anche tra gli stessi adulti.

Tornado alla serata finale del FEFF, quest’anno il secondo posto è stato assegnato per la prima volta ad un film proveniente dalla Malesia, Victim(s), della regista Layla Ji, mentre il terzo classificato è stato il coloratissimo, popolarissimo ed ironicamente attuale in questo periodi di pandemia, I Weirdo (Taiwan), che racconta della relazione tra due giovani affetti da sindrome ossessivo-compulsiva. Quest’ultimo ha anche ottenuto il riconoscimento popolare del Gelso Viola, assegnato dal pubblico attraverso MyMovies.it.

Personalmente ho apprezzato in modo particolare Suk Suk, un poetico scorcio sulla difficile condizione LGBT+ in Corea del Sud attraverso una tenerissima storia d’amore tra due pensionati sposati e segretamente omosessuali (fantastica la recitazione degli attori protagonisti Dai Bo e Ben Yuen. Vertigo (Hong Kong) e Colorless (JP) hanno invece descritto momenti critici della vita di coppie urbane etero che si trovano in difficoltà a causa di problemi personali esacerbati da ambienti di lavoro tossici. Segnalo il bellissimo film della regista giapponese Tanada Yuki, Romance Doll, in cui si esplora la sessualità femminile e l’amore di coppia attraverso l’inusuale storia della produzione della sex doll più bella e realistica di sempre. Infine, come non menzionare lo screening speciale del capolavoro finale di uno dei grandi registi del cinema giapponese e mondiale, Ōbayashi Nobuhiko, scomparso subito dopo la realizzazione dello straordinario Labirynth of Cinema. Emi Hey

Condividi