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Il fascino oscuro di una leggenda chiamata Rema-Rema

di Aldo Chimenti

In mezzo al nutritissimo programma di questa nona edizione del Seeyousound International Music Film Festival di Torino non passa inosservata la proiezione in anteprima europea del film-documentario di Marco Porsia What you could not visualise (in agenda il 26 febbraio con replica il primo marzo), la storia della band più enigmatica e fugace del post-punk britannico: Rema-Rema. Una meteora luminosissima che è riuscita a guadagnarsi lo guardo della storia nonostante la pubblicazione di un solo disco (salvo l’album postumo del 2019 Fond Reflections), il 12” EP Wheel In The Roses licenziato dalla 4AD di Ivo Watts-Russell nella primavera del 1980, quando il gruppo si era già praticamente dissolto. Due brani in studio ed altrettanti dal vivo (in odore di avanguardia e istinti primordiali ad un tempo) che condensano il frutto di una carriera tanto breve quanto memorabile, creando un caso musicale che è entrato nel mito assurgendo agli onori di cult status a tutti gli effetti. Iconica la copertina dell’EP che riproduce un vecchio scatto fotografico di due nerboruti lottatori dell’etnia Nuba del Sudan, con quella rosa rossa posticcia che si presta a mille interpretazioni. Un disco d’inquietante bellezza, sorta di fusione molecolare fra Cabaret Voltaire, Can e Joy Division che divampa fra ruvide grammatiche tribali e scenari industriali carichi di mistero e pathos, laddove brilla quella rilucente perla nera intitolata Fond Affections

Davvero ammirevole la decisione del regista di affrancare dall’oblio la memoria di un nucleo di artisti coraggiosi che ai Rema-Rema credevano fortemente, ma che non furono premiati dalla sorte. Marco Porsia, regista italiano con base in Canada (dove risiede ormai da anni), dà prova delle sue abilità cinematografiche ed investigative mettendo in campo tutta una serie di immagini a tema, di documenti rari e testimonianze d’interesse storico, una conferma per l’autore dopo l’eccellente film sugli Swans di Michael Gira Where does a body end?

94 minuti di riprese filmate che incollano allo schermo rincorrendo le linee spazio-temporali degli eventi che hanno attraversato il fuggevole ma intenso tratto di strada della tribù inglese. Alla fine degli anni ‘70 i suoni urgenti della nuova onda fungevano più che mai da cassa di risonanza dei movimenti contro-culturali che urlavano al cambiamento. Lo stile possente, tenebroso, sinistro, decadente, dissacrante e minaccioso dei Rema-Rema incarnava a modo suo lo spirito ‘eretico’ dei tempi riverberandolo sui feedback schizoidi e i riff filo spinato di Marco Pirroni e Gary Asquith alle chitarre, sulla massiccia sezione basso-batteria occupata rispettivamente da Michael Allen e Dorothy Max Prior e sulle tastiere vorticose di Mark Cox, iniezioni d’adrenalina ad alto grado vieppiù esacerbate dai lapidari registri canori degli stessi Asquith e Allen. La cinepresa di Marco Porsia è agile, dinamica, coinvolgente, salta da una sequenza all’altra come a voler ricreare l’atmosfera rovente del periodo, mentre la figura ‘cubica’ dei Rema-Rema si dipana e cresce col racconto e gli aneddoti che si susseguono fra una rivelazione e l’altra. Flashback emozionali come ritorni di fiamma di uno Zeitgeist che aveva rimesso tutto in discussione, fatto di energie vere, di stimoli elettrizzanti e di venti sferzanti, lì dove i Rema-Rema divennero una leggenda nel giro di un 45 giri. A darne conto è un manipolo di testimoni insigni fra cui Ivo Watts-Russell (4AD), Stephen Mallinder (Cabaret Voltaire), JG Thirlwell (Foetus), Steve Albini (Big Black), John Robb (The Membranes), Chris Connelly (Pigface, Ministry, Revolting Cocks), Frank Nardiello (My Life With The Thrill Kill Kult), le teutoniche Malaria! e Bruce Pavitt della Sub Pop, oltre alle dichiarazioni rilasciate dai membri del gruppo medesimo, ad eccezione di Marco Pirroni che ha preferito declinare. Un cast d’eccezione almeno per chi come noi ne ha amato la voce fuori dal coro e la creatività dirompente. L’onda d’urto del Rema-Rema sound investe il climax trascinante dell’opera tutta, intercalata da flussi narrativi che incalzano fra immagini d’epoca (e non), ritagli d’intervista, effetti scenici e spezzoni di concerti assortiti, ma non dei Rema-Rema poiché inesistenti. 

Marco Porsia vi ha messo l’anima e il cuore nella realizzazione di un documentario tanto coraggioso e propositivo come questo, partito svantaggiato per la mancanza di materiale d’archivio utile alla sua indagine, riuscendo tuttavia nell’intento. Nel ricostruire il ritratto della band più oscura e conturbante di sempre fa emergere il valore artistico, la carica visionaria e l’impronta pioneristica di cinque ragazzi la cui storia crediamo avrà modo d’impattare sull’immaginario creativo delle generazioni venture, così come peraltro ha già fatto. Steve Albini che con i suoi Big Black scodellò una folle cover dinamitarda dell’inno Rema-Rema, ne sa qualcosa. 

A precedere la proiezione del film è l’eccezionale esibizione dei Rema-Rema, qui con due membri fondatori, Gary Asquith e Michael Allen, accompagnati dai torinesi Larsen, per una setlist che vede l’intero repertorio di Wheel In The Roses più un inedito. Tornano così a calcare la scena per la prima volta dal 1980, un vero privilegio per il Seeyousound Festival e tutti noi. Un sogno che diventa realtà.  

What you could not visualise Regia: Marco Porsia

Seeyousound 9 International Music Film Festival

Cinema Massimo 26 febbraio 

Quattro chiacchiere con Marco Porsia

Innanzitutto desidero complimentarmi per l’ottimo documentario sui Rema-Rema, What you could not visualise. Considerando però la breve esistenza del gruppo e la scarsità di materiale d’archivio, posso chiederti cosa ti ha spinto alla decisione, tanto lodevole quanto temeraria, di farne un lungometraggio

Grazie mille Aldo!! È un onore per me perché conosco il tuo nome da sempre essendo cresciuto con Rockerilla. Scusa il mio italiano non perfetto. Rimescolami pure per farmi sentire più intelligente :)

La mancanza di materiale l’ho presa come una sfida. Dopo aver finito il documentario sugli Swans, per il quale avevo a disposizione centinaia di ore di materiale d’archivio storico su concerti dei primi anni ‘80, passare ad un gruppo con una storia opposta, durata appena un anno invece di 40, l’ho presa come una sfida. Volevo realizzare un altro film dopo quello sugli Swans e fra tutti i gruppi possibili da scegliere avevo sempre in testa i Rema-Rema. Non so neanche spiegare bene il perché, era una sensazione, dovevo girare questo film e raccontare la loro vicenda. Comprai Wheel In The Roses quando avevo 17 anni nel lontano 1986 e quel disco entrò subito nelle mie vene.

Penso che in qualche misura i Rema-Rema abbiano lasciato il segno, sebbene al loro attivo avessero solo l’EP Wheel In The Roses e una manciata di concerti leggendari, a parte l’album postumo del 2019 Fond Reflections che peraltro non ha squarciato l’alone di mistero attorno alla band. Quale è stato secondo te il loro valore artistico?

Quando ho ascoltato Fond Reflections che la 4AD fece uscire nel 2019, capii che se quelle canzoni fossero uscite all’epoca in un album proprio, i Rema-Rema sarebbero entrati negli annali del post-punk e conosciuti adesso come le altre formazioni storiche di quel periodo, fra cui Wire, Joy Division, Gang Of Four, Cabaret Voltaire, etc. È un documento archeologico che mette in luce l’importanza di questo gruppo, cosa che anch’io ho cercato di fare con il film. Rema-Rema era un gruppo sui generis, al pari di molte altre realtà diventate famose. L’uscita di Fond Reflections, dopo 40 anni!, mi ha spinto anche a formulare l’idea che un film sui Rema-Rema sarebbe stato possibile.

I fermenti rivoluzionari del punk e a stretto giro del post-punk hanno sancito l’avvento di un risveglio creativo senza eguali e credo che questo traspaia nel film. Come consideri quel periodo storico?

Per me il periodo musicale che va dal ‘79 all’81 è un momento nel tempo irripetibile. Se dai un’occhiata ai gruppi che circolavano in quel periodo storico c’è da rimanere a bocca aperta. I Rema-Rema facevano parte dell’esplosione post-punk che in effetti ha cambiato la musica dopo il punk. Se avessi una macchina del tempo tornerei proprio nel ‘79 per vedermi tutti i concerti possibili: Cure, Throbbing Gristle, Cabaret Voltaire, Siouxsie And The Banshees, Killing Joke, Wire… E ovviamente Rema-Rema, tutti agli inizi. I concerti all’epoca costavano neanche una sterlina!

Rispetto al precedente documentario sugli Swans, come è stato lavorare a What you could not visualise? Sei soddisfatto del risultato finale? 

Ci ho lavorato in silenzio da solo per 3 anni, perché non sapevo se alla fine sarei riuscito a conseguire un film degno da condividere con tutti.  È stato come mettere insieme un puzzle. Quando l’estate scorsa riuscii ad intervistare Steve Albini, Bruce Pavitt (Sub Pop), Franke Nardiello (Drawing Craze, Thrill Kill Cult) ho capito che mi sarei ritrovato un bel film tra le mani.      

Mi piace anche il fatto che ci sono dei fili conduttori in comune tra i due film. Per esempio in entrambi c’è JG Thirlwell (Foetus) che vide i Rema-Rema a Londra quando ai tempi viveva lì. Non appena mi disse questo ho preso un volo per New York per intervistarlo. Sono queste cose inaspettate che, quando cominci un film non puoi immaginare, regalano soddisfazioni.

Come mai Marco Pirroni ha rifiutato di dare il suo contributo?

Purtroppo Marco non considera quel suo tratto di carriera rilevante. Infatti in sede d’intervista l’ho sentito essere dispregiativo nei riguardi del suo vecchio gruppo anche se molti ne lodano il suono a base di feedback che tirava fuori dalla sua chitarra. Non ne voleva sapere di partecipare al film. È un po’ il furfante della storia. Dico sempre che io sono il nuovo Marco. Perso un Marco se ne fa un altro, ha ha!

Dopo il Seeyousound Festival dove porterai la tua opera?

Il prossimo festival è a Gent in Belgio ad aprile e ci dovrebbero essere altri festival in giro per il mondo che verranno annunciati presto.

“La vita senza la musica sarebbe un errore”. È una massima di Friedrich Nietzsche menzionata nel film. Quanta verità c’è a tuo avviso in queste parole? 

Per me è una verità assoluta. Ogni persona dovrebbe seguire questo esempio. Sia per me che per te la musica è di così grande rilevanza che basiamo molto della nostra vita su di essa. Non fosse per l’importanza che i Rema-Rema e anche gli Swans hanno avuto su di me, non avrei fatto questi due film. La musica ha spinto questi 5 ragazzi ad unirsi nel 1978 e a creare questo disco fantastico che rimarrà per sempre nella storia.

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