I-DAYS: ARCTIC MONKEYS + THE HIVES + WILLIE J HEALEY + OMINI
I-Days 15.07.2023 (Milano, Ippodromo La Maura)
Gli Arctic Monkeys sono l’ultima grande guitar band. Non so se è uscito qualcosa di altrettanto valido dopo di loro. Non ci ha pensato un secondo Damon Albarn (al podcast Broken Record) a elogiare le scimmie artiche, con le quali condivide senz’altro un certo algido pragmatismo tecnico. D’altronde è sotto gli occhi di tutti, anche di quei giovani spesso bistrattati perché ascoltano i Måneskin, la strapotenza carismatica, il valore artistico e la nitida demarcazione che separa Alex Turner dalle cianfrusaglie per ascoltatori disattenti (i fanatici dello stream-skip). Eravamo tutti lì, tre generazioni di rockers al servizio della musica. Con quattro brani dall’ultimo *The Car (apprezzatissimo su Rockerilla Novembre ‘22) e ben 60.000 persone pronte a viversi con sostenibile leggerezza il solido concerto di una band fatta per i live. C’era da aspettarsi una rivoluzione sonora in presa diretta? Più archi? Più ‘cinema’? Non per uno scenario estivo, non per una platea accaldata (già di suo) di fronte al cantante che più di altri fa vacillare gli animi, in preda ad una amorevole collisione di brividi musicali, scariche emotive e adrenalina rock’n’roll. Con un microfono a cavo uscito direttamente dalle televisioni anni ’70, ledwall dall’effetto classic-vintage e un oblò digitale nel dancefloor background (a replicare all’infinito l’immagine di Alex), il salto nel tempo è stato fulmineo. La scaletta, che per dovere di cronaca riportiamo, non può definire il concerto degli Arctic Monkeys in quanto mera profusione di abbondanza compositiva, non ci si può limitare a questo. Si va ben oltre l’enfasi fanatica, l’esposizione mediatica o il culto della personalità. Alex è un’autentica scimmia da palcoscenico, catalizza l’attenzione su di sé senza sminuire il gruppo, tutto il suono sembra provenire da lui con un carico importante di solidità e rettitudine corale (sebbene con forti differenze sembra un Matthew Bellamy sputato fuori dalla macchina del tempo di Doc). Aviator classic, chioma d’altri tempi, stivaletti jeans e una simil-‘camiciola’ bianca identificano un modo d’intendere la musica diretto ed efficiente. La partecipazione del pubblico è totale, la band sa comunicare senza esasperazioni, non c’è bisogno di incitazioni o chiamate a raccolta, la lingua cantata annienta qualsiasi convenevole. Con grazia indie, garage e rock’n’roll gli Arctic incantano Milano senza alcuna magia pirotecnica, sul ‘campo’ da oltre 20 anni si prendono la scena con eleganza e una dose potente di leggerezza. La gioventù amorevolmente spensierata ringrazia, noialtri ci accodiamo molto volentieri.
Samuel Chamey / Foto: Loris Brunello
Scaletta:
Brianstorm
Snap Out of It
Don’t Sit Down ‘Cause I’ve Moved Your Chair
Crying Lightning
Teddy Picker
The View From the Afternoon
Why’d You Only Call Me When You’re High?
Arabella
For Out Five
Pretty Visitors
*Perfect Sense
Fluorescent Adolescent
Do Me a Favour
Cornerstone
*There’d Better Be a Mirrorball
505
Do I Wanna Know?
*Body Paint
*Sculptures Of Anything Goes
I Bet You Look Good on the Dancefloor
R U Mine?