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HUNGER

 di Steve McQueen

UK

2008

 

Ci sono film che prima di essere distribuiti fanno dei giri assurdi. E’ il caso di Hunger di Steve McQueen, pellicola che nel 2008 si aggiudicò la Caméra d’or per la miglior opera prima al 61º Festival di Cannes, e che in Italia è sbarcata solo adesso, con quattro anni di ritardo, accompagnata da critiche entusiastiche e toni degni di un film impedibile. Cosa che però Hunger non è. E ciò malgrado un Michael Fassbender in forma, una fotografia davvero bella e una regia attenta ai dettagli e ad esaltare i tanti silenzi disseminati lungo l’ora e mezza di proiezione. Un film girato bene che però nella struttura presenta diversi punti deboli, a cominciare dalla narrazione per finire alla prova dei personaggi di contorno. Un film il cui giudizio andrebbe diviso in due parti, con un voto eccellente agli aspetti tecnici, e un voto abbastanza stiracchiato alla storia, che non scava nel profondo dei personaggi preferendo restare in superficie.

Il film è ambientato nel 1981. Quindi balzo indietro di oltre trent’anni. Il Primo Ministro Margaret Thatcher ha abolito lo statuto speciale di prigioniero politico e considera ogni carcerato paramilitare della resistenza irlandese alla stregua di un criminale comune. I detenuti appartenenti all’IRA danno perciò il via, nella prigione di Maze, allo sciopero “della coperta” e a quello dell’igiene, cui segue una dura repressione da parte delle forze dell’ordine. Il primo marzo, Bobby Sands (Michael Fassbender), allora in carcere, decreta l’inizio di uno sciopero totale della fame che lo condurrà alla morte.

Seconda parte straziante anche se le emozioni non affondano nella carne. Eccellente il dialogo fra Michael Fassbender e Liam Cunningham nei panni di un prete.

Francesco Casuscelli

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