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GREEN DAY

Father of All..Reprise

Lode a Billie Joe & Co, lode al cambiamento, alle mutazioni che assumono sembianze (in)naturali. Il tredicesimo album suonacome un tredicesimo piano, il piano distopico per eccellenza. Nemmeno 26 minuti, un cortometraggio sperimentale, la chiave di (s)volta tanto odiata dai fan e tanto amata dagli autori. Il falsetto, gli stacchi neo-melodici che a fasi alterne han sostituito la lettera “p” con la lettera “f” (funk!?). E il pop? Il rhythm & blues? Tutto ma proprio tutto è stato (s)travolto, volutamente con la forza di un ritrovato vigore da 20enni. La naturalezza con cui, grazie alle contaminazioni, è nato questo disco lo si deve all’insaziabile fame di novità e attrazione per gli altri suoni, ovvero quelli che non abbiamo mai usato. Rockabilly quasi jazzato, voce irriconoscibile e brani short fan pensare ad uno stravolgimento troppo hard. Ma Billie Joe è una vera macchina d’azzardo e i testi cominciano sempre col prendere vita da soli. Il disco coraggio, da queste parti il rock ricuce le ferite col passato per poggiarsi sulle ali di velluto di una band solida e pronta a virare per altri lidi, con un carico esperienziale impeccabile. Beatlesiani, digitali, green energy e future green. Matteo Chamey

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