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GIANNI MAROCCOLO

Brescia | Latteria Molloy | 13 febbraio

Gianni Maroccolo è un’istituzione, e la conferma arriva la sera del 13 febbraio in quel di Brescia, Latteria Molloy. Già, perché raramente si è visto un bassista attirare in un locale un buon numero di persone, inchiodandole per quasi due ore all’ascolto di musica non propriamente easy listening.

Gianni, attorniato dai validi Antonio Aiazzi, Andrea Chimienti, Beppe Brotto e Simone Filppi, porta avanti a gonfie vele il suo Nulla è andato perso Tour, il cui intento è omaggiare – oltre che la sua vastissima carriera, spesa fra Battiato, Litfiba, Marletne Kuntz, CCCP e molti altri – anche la figura di Claudio Rocchi; che viene evocata non solo attraverso la lettura della lirica La realtà non esiste, ma anche nei ricordi personali del protagonista della serata.

Naturalmente, una fetta importante dei brani proviene da Nulla è andato perso, pubblicato da Gianni giusto lo scorso anno. Un concentrato di idee senza compromessi, al confine fra avanguardia colta, musica ambient, un ricorso ragionato al rumore. Particolarmente riuscite le versioni di Rinascere Hugs Suite e della stessa title-track, forti di un’attitudine progressiva e sinistra.

Non è semplicissimo interagire con la proposta di Maroccolo: il frequente utilizzo dello spoken word e l’apparente immobilismo delle trame sonore non favoriscono l’approccio. Poco male: il concerto funziona e arriva comunque, e anzi combina bene astrattismo e fisicità. Particolarissima e riusciuta la versione quasi ambient-noise di Aria di Rivoluzione, recuperata di peso da uno fra i dischi più intriganti di Battiato (Sulle Corde di Aries, 1973) e restituita in versione letteralmente trasfigurata. Verso la fine, Gianni cambia registro e si avventura in uno strumentale dark-wave, con il giro di basso che si ricicla all’infinito e l’impronta minimalista. Apprezzato dal pubblico anche l’intervento della cantante – bresciana – Ivana Gatti, che ha già collaborato con il bassista in passato.

Nella sostanza, un vero e proprio happening, dall’atmosfera familiare, che riesce a portare la musica difficile in mezzo al pubblico del sabato sera.

Tanto di cappello.

FRANCESCO BUFFOLI

ph Marco Olivotto

Maroccololive

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