Fontaines dc a Milano, un concerto che unisce, un pit che divide
Milano – 19 Giugno 2025
A cura di Paolo Albera
(Foto di Stefano D’Offizi della data di Roma)
Chiunque frequenti i grandi concerti sa bene che, se non sei nel pit, difficilmente riesci a vedere e a sentire in maniera accettabile. Questo accade in qualunque location. Ciò che è successo ieri al Kozel Carroponte, però, aggiunge un capitolo inedito alla trafila di problemi che capitano con l’area delimitata davanti al palco. La particolarità del concerto sold out dei Fontaines D.C., infatti, è che il pit non è inizialmente previsto. I biglietti hanno prezzo unico e non prevedono distinzioni di area. Soltanto all’ultimo momento, all’arrivo in location, si scopre che i primi arrivati venivano fatti entrare nel pit allestito e, una volta raggiunta una certa soglia, l’area veniva chiusa al pubblico ancora in arrivo nell’area di Sesto San Giovanni (Milano).
La situazione che si crea a partire dalle sette e mezza circa (un’ora prima dell’opening degli Shame) appare incomprensibile. Le persone cercano di dirigersi sotto palco attraverso i due stretti accessi che portano nell’inaspettato pit, ma vengono bloccate. C’è l’auspicio che almeno si possa entrare scaglionati, ma non accade. Paradossalmente, i fortunati che sono dentro al pit non possono uscire: o meglio, potrebbero farlo ma al ritorno perderebbero l’accesso al pit. Se qualcuno deve andare in bagno, semplicemente non può, oppure può farlo ma deve accettare di non rientrare, e scordarsi di godere il concerto da una posizione accettabile. Molte persone con l’esigenza di evacuare, dopo aver capito come funziona, preferiscono “tenersela”. Mentre il destino di questi è di rimanere tre ore sigillati dentro il pit, la situazione all’esterno si riscalda. I due stretti accessi si affollano sempre di più. La gente spinge, cerca di sgomitare senza farsi molti scrupoli di passare davanti a chi è lì prima di loro. Alcuni scavalcano dalle transenne, altri tentano lo sfondamento (che in parte riesce), il personale della sicurezza fa gli straordinari per mettere una pezza e andare ad agguantare i trasgressori. Ho visto addirittura una famiglia che usa la figlia come “ricatto morale” per farsi spazio e indurre la polizia a farli entrare. Già, la polizia: quando le persone iniziano a diventare fuori controllo, ecco arrivare i celerini con l’equipaggiamento antisommossa. La massa fisica viene lentamente arginata, ma il nervosismo cresce.

Viene creato un argine leggermente più esterno e poche decine di persone in coda vengono fatte entrare. Il sottoscritto è tra questi. Nemmeno un minuto e salgono sul palco i Fontaines D.C.: da allora dedico la mia attenzione al concerto come è ovvio che sia, ma sono tante le persone che restano nell’area esterna. I commenti sui social di molti esclusi dicono tutti la stessa cosa: non si riesce a vedere, non si riesce a sentire, insomma tipica annosa situazione di quando c’è il pit. Diverse critiche analoghe ci sono state anche per il concerto dei Deftones di due giorni prima, ma la differenza è che in quel caso il pit era previsto e a pagamento. L’origine dei problemi potrebbe non essere il pit in sé, ma il recente aumento della capienza del Carroponte da 7450 a 12000 spettatori, che non riesce a essere gestita logisticamente. La separazione delle aree, invece che garantire la sicurezza, si direbbe che l’abbia messa a repentaglio. Non riesco a pensare se qualcuno fosse stato male, come avrebbero potuto svolgersi le operazioni di soccorso; per fortuna non è successo nulla di questo tipo.
Ma meno male che il concerto è stato un godimento. Gli Shame sono un opening di lusso, perché sono da sempre colonne portanti dell’ultima scena di post-punk oltremanica esplosa ormai sette-otto anni fa. Un live di fuoco, volato in un attimo, con il sole ancora nel cielo. Per un set più completo, l’occasione è il 10 luglio a Torino. E il 5 settembre esce il nuovo album.

In quanto a carisma non hanno nulla da invidiare agli headliner che poco dopo salgono sul palco. “Invidia” è una parola quanto mai inadatta, visto che con i Fontaines D.C. sono molto legati. La dimostrazione è che il frontman Charlie Steen viene successivamente chiamato sul palco da Grian Chatten per interpretare insieme Starburster. Ed è proprio ai britannici che i Fontaines D.C. dedicano In The Modern World contenuta nell’ultimo album.
Il concerto dei Fontaines D.C. vanta un repertorio che ormai straborda di inni; in più compaiono le due novità dell’edizione deluxe di Romance: It’s Amazing To Be Young e Before You I Just Forget cantata dal chitarrista Conor Curley. Nella seconda parte del concerto appare sui maxischermi la scritta “Israel is committing genocide, use your voice”, scenografia che è diventata immagine iconica dell’ultimo Primavera Sound, e che in 2 frasi riassume tutto ciò che i media ufficiali tendono a omettere. Una bandiera della Palestina avvolge la tastiera a lato del palco; anche tra il pubblico si nota almeno una bandiera del popolo vittima dello sterminio. Certo, in appena due settimane il mondo è ancora cambiato e oggi c’è un nuovo fronte che aggiunge preoccupazioni enormi, ma il messaggio rimane attuale, chiaro, senza ambiguità, ed è anche per questo che gli irlandesi si confermano portavoce di una generazione che nella musica cerca anche onestà, impegno, ambizione a un mondo più giusto. È un concerto carico ed emozionante che per molti riesce a trasformare la frustrazione della vivibilità compromessa in una bella serata di musica. Ma accidenti che fatica, è sempre una battaglia.