Top

FONTAINES D.C.

Prendiamo a prestito, parafrasandolo, il titolo del favoloso album d’esordio degli Housemartins (correva l’ormai lontano 1986), per sottolineare che la rinascita del rock chitarristico britannico passa anche (soprattutto?) per realtà lontane dalla capitale inglese. 
Non ci sono infatti solo i londinesi Shame, i Sorry,  i Dry Cleaning e gli Sport Team a portare avanti, anche nel secondo decennio del nuovo millennio, i suoni delle chitarre elettriche e le ritmiche post punk, ma da Bristol arrivano gli Idle, da Brighton i Porridge Radio e dal Galles le Adwaith e i Silent Forum. 
I “cugini” irlandesi poi, sono diventati, quasi all’improvviso, i veri alfieri di questo rinascimento, grazie a formazioni quali Girl Band, The Murder Capital e Fontaines D.C., sigla, quest’ultima mutuata da un personaggio del film Il Padrino: Johnny Fontane, cantante e star del cinema nonché figlioccio di Vito Corleone. Inizialmente la band si chiamava The Fontaines, ma anche quella ragione sociale ha dovuto essere corretta con l’aggiunta “D.C.” (le due lettere stanno per “Dublin City”), poiché una band di Los Angeles aveva assunto la stessa denominazione. 

Dopo Dogrel, il folgorante esordio dello scorso anno, la formazione è tornata con un nuovo lavoro, A Hero’s Death, che ne ha confermato le grandi doti di scrittura e interpretative, proiettandola al vertice del movimento di rinascita e riscoperta del rock chitarristico, inteso anche come forma di ribellione, di messa in discussione del potere, di analisi e commento sociale. 
Del nuovo album abbiamo avuto occasione di parlare con il bassista della band, Conor “Deego” Deegan, che abbiamo raggiunto a Dublino, subito dopo la fine del lockdown.

Rockerilla Luglio/Agosto ’20 dedica 6 pagine ai Fontaines D.C.

Condividi