FAUST @Spazio Teatro 89, Milano
13 dicembre 2024 – Live Report
Quanto dobbiamo essere grati alla direzione artistica di Spazio Teatro 89 per aver portato a Milano, in uno splendido auditorium, delle autentiche leggende della musica elettronica?
E non parliamo “solo” di Werner “Zappi” Diermaier, deus ex machina dei Faust, ma anche di chi lo accompagna in questa nuova avventura: Dirk Dresselhaus, Elke Drapatz, Uwe Bastiansen, e lo stesso Ilpo Väisänen (Pan Sonic), giunti in Italia per presentare Blickwinkel, il nuovo disco dei Faust che vede coinvolti nella composizione anche Gunther Wüsthoff (uno dei membri fondatori), Jochen Arbeit e Sonja Kosche.
La platea è numerosa e impaziente; i Faust si fanno attendere un po’ più del previsto (forse anche a causa della lunga intervista fatta con chi scrive, che leggerete su Rockerilla di gennaio – che si è trasformata senza volerlo, o forse sì, in un’inesauribile chiacchierata andata ben oltre i tempi stabiliti).
Zappi fa finalmente il suo atteso ingresso; entra un passo avanti a tutti gli altri, a piedi scalzi nei suoi calzini di lana, ed è accolto da un’autentica ovazione. Si porta al centro del palco e esordisce con una frase che è già tutto un programma (per chi conosce i controversi trascorsi della band): “This Is Faust!”.
Il set parte con For Schlaghammer, la stessa apertura cerimoniale e scomposta del disco; per poi proseguire con l’ipnotica e quasi psichedelica Sunny Night. È poi la volta di Weisse Schokolade, tratta da Daumenbruch, come la successiva, cupissima Border River. Kriminelle Kur ci riporta di nuovo nelle atmosfere sognanti e disgreganti del nuovo disco, con un incedere che strizza l’occhio al prog anni ’70. La chiusura è affidata a Default Mood, anche questa tratta dal lavoro precedente, che riesce a coniugare mirabilmente i riferimenti tribali con il retrofuturismo degli effetti analogici.
Zappi troneggia al centro del palcoscenico, gigantesco anche dietro la sua batteria, e gran parte dello spettacolo consiste nel vedere come interagisce con gli altri musicisti: sguardi pieni di complicità e sorrisi, un divertito senso di stupore negli occhi, che contribuiscono a creare un’atmosfera ludica di improvvisazione e libertà. Assistiamo a un flusso di idee ed energie che scorre davanti ai nostri occhi e ci sembra di partecipare al processo creativo nel suo svolgersi.
Un’ora di suoni industriali e stridenti, dove tocchiamo con mano cosa significa astrarsi quasi del tutto dal concetto di melodia in favore della ricerca di suoni indefinibili.
Chi è venuto per assistere a una perfetta ensemble elettronica resterà spaesato, perché questo è il regno dell’anarchia sonora. Nessuno, tuttavia, sembra dispiacersene. Alla fine del concerto il pubblico è in delirio, la gioia è palpabile. Accanto a me c’è un ragazzo che non avrà nemmeno 20 anni. Ha ballato tutto il tempo con gli occhi chiusi. Avendo conosciuto Zappi, che ho scoperto essere una persona incredibilmente sensibile verso i giovani e il futuro, credo che un’immagine come questa valga più di tutti gli applausi del mondo.