
FAT FREDDY’S DROP
Bologna | Estragon | 13 novembre
Che i Fat Freddy’s Drop avrebbero presto abbandonato lo status di band di nicchia, praticamente ignorata in Italia, lo si poteva già intuire due anni fa dall’entusiasmo con cui il pubblico italiano accolse l’uscita di Blackbird e il successivo tour. Ma forse neanche loro, stavolta, si sarebbero aspettati una risposta così massiccia.
Nella sera che sarà tragicamente ricordata per la strage di Parigi, i sette di Wellington accompagnati dal rapper MC Slave, che li segue in tour, sono tornati in un Estragon pieno oltre le attese. E non si sono fatti attendere. In tutti i sensi. Quasi avessero fretta, con la metà degli spettatori ancora fuori a fare la fila, Dallas Tamaira e soci sono saliti sul palco e hanno riempito l’atmosfera delle loro caleidoscopiche vibrazioni, senza badare troppo a chi sarebbe riuscito ad entrare solo venti minuti più tardi.
Dopo un inizio di marca reggae-dub, la band ha aperto il suo ventaglio di soluzioni, passando con disinvoltura dal funky alla disco, dal rhythm & blues fino alla techno ipnotica di Razor, il tutto condito da una buona dose di improvvisazione e da un groove irresistibile. Più di due ore di musica ad alta intensità, durante le quali il nuovo materiale, tratto da Bays, si è aggiunto ai brani dei tre album precedenti. Bastava la reazione del pubblico a riconoscere quelli che si potrebbero già definire dei “classici”: Blackbird, Flashback, The Raft. Verso il finale manca poco che il concerto non si trasformi in un rave, con la cassa in quattro e tutti a ballare. Avessero avuto un po’ di tempo in più, chissà… da musicisti come loro ci si può aspettare davvero di tutto.
Daniele Follero