EYE OF SOLITUDE | MARCH FUNÈBRE | THE DAY OF LOCUSTS | RONG
Londra | The Black Heart | 29 Gennaio
Il Black Heart, cuore dell’oscurità londinese, ha ospitato per questa occasione una carrellata di live doom d’eccezione. Grazie a Infected Brain Promotions, la forza organizzatrice dietro questo evento di nicchia, le quattro band che fanno parte della scaletta forniscono uno spectrum particolarmente ben definito del genere, ciascuna con una propria, accattivante interpretazione. Nonostante la pioggia torrenziale non dia tregua, in un mercoledi più uggioso del solito, il pubblico prende possesso delle prime file della venue già con la prima band. Ai Rong non manca nulla: l’atmosfera si carica subito sin dalle prime raffiche, arricchite da ritmi sostenuti quanto basta per scaldare le anime in pena. È il preludio perfetto per il trio londinese The Day of Locusts: dopo un crescendo strumentale doom da brivido i ritmi si intensificano grazie a un drumming di assoluta precisione e a vocalizzi che avvolgono con sensualità e potenza. Un trio davvero interessante che questa sera conferma di avere tutte le premesse per affermarsi tra i circuiti nicchia. L’atmosfera si intensifica ulteriormente con i belgi Marche Funèbre: il ruolo di band a supporto degli headliner marca il loro debutto in territorio anglosassone. Una tappa particolarmente importante per ogni band che il quintetto non esita a condividere con il pubblico. Il frontman Arne Vandenhoeck acquista consapevolezza delle sue armi: la sua range vocale è in perfetta sintonia con le architetture di riffing e drumming che creano un sound particolarmente seducente. La presenza sul palco non manca, come non manca l’entusiasmo da parte dei nuovi fans conquistati. Ed ecco in palco gli headliner. I londinesi Eye Of Solitude sono una band ormai solidissima e carismatica grazie al loro doom inebriant. Il palco esplode sulle note di Where The Descent Began, al frontman Daniel Neagoe va consegnato lo scettro per aver creato un’atmosfera di magica alchimia. Tracce come The Deceit e The Haunting arricchiscono il set di note da assaporare in pieno, per restarne volutamente e piacevolmente imprigionati. Con Suffocating Silence si raggiunge l’apice. Gli intrecci di chitarre di Indee Rehal-Sagoo e Mark Antoniades sono sublimi, mentre il connubio basso-batteria di Chris Davies e Adriano Ferraro incanta con una sequenza di emozioni al limite del surreale. Davvero bravi!
Fabiola Santini
Ph: Fabiola Santini