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DEAD CAN DANCE

5 giugno, Roma, Auditorium Conciliazione

 

Tutto esaurito, come era lecito aspettarsi. Quando uno dei tuoi gruppi preferiti si riforma dopo più di dieci anni e viene a suonare nella tua città, allora non si bada a spese. Anche i biglietti da 75 euro, le poltronissime dell’Auditorium di Via della Conciliazione, sono finite in un batter d’ali. E a fine concerto tutti felici: i Dead Can Dance hanno entusiasmato il pubblico romano. Nonostante ad un certo punto sia sembrato che la rinnovata luna di miele tra Lisa Gerrard e Brendan Perry fosse già finita: come se sul palco ci fossero due gruppi. Lei: una sacerdotessa dell’ignoto vestita da imperatrice della Terra di Mezzo. Lui: pantaloni con tasconi e camicia a maniche corte a pois, in trance dentro le poliritmie delle sue percussioni. Ad infastidire Perry gli ululati rivolti alle (poche) canzoni interpretate solo dalla Gerrard. Eppure l’irlandese ha mostrato di essere in gran forma, scatenandosi a suo modo in balli e danze durante tutto il concerto. La scelta della scaletta ha riservato pochissime sorprese ricalcando quella del recente In Concert: dalla tuonante Childern Of Sun alla cover di Song To Siren cantata dal solo Perry – con la Gerrard ad ascoltarlo dietro le quinte. In tutto un’ora e tre quarti di musica, bis compresi. Peccato che i due non abbiano più l’intesa di una volta perché durante The Host of Seraphim la sala è rimasta letteralmente ipnotizzata. 

Roberto Mandolini

Ph Gabriele Spadini (la foto è stata scatta al live di Fiesole)

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