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COGAN – KILLING THEM SOFTLY in sala dal 18/10/2012

di Andrew Dominik  USA 2012

 

C’erano tutte le premesse per gustarsi un ottimo film, a partire dal regista, Andrew Dominik , che aveva diretto quello che secondo me è stato uno dei western più anomali e più singolari dell’ultimo decennio, “The Assasination of Jesse James by the coward Robert Ford”, in cui spiccavano tempi lunghi, atmosfere dilatate e scenografie poco usuali per un confezionare un bel western d’attesa, quasi cerebrale, magistralmente e interpretato da Brad Pitt, Casey Affleck e Sam Rockwell.

 

A scorrere i nomi del cast di “Cogan” viene l’acquolina in bocca: oltre all’indimenticato Ray Liotta, che seppur ultimamente dedito a pellicole assai poco di livello, gode di un ricordo quanto mai vivo per la magia espressa nel celeberrimo “Good Fellas” di Scorsese, nel cast troviamo anche il superbo James Gandolfini, legato a Tony Soprano nel bene e nel male, Richard Jenkins (“Six feet Under” in TV) e “L’ospite Inatteso” al cinema, oltre al sopracitato compagno di Angelina Jolie, in una storia tratta dalla penna di George V. Higgins, ex procuratore di Boston, autore di questo romanzo (edito in Italia da Einaudi) originariamente ambientato a Boston negli anni 70, ma qui invece trasferito in Louisiana nel 2008.

Chi come il sottoscritto, non ha ancora avuto il piacere di scorrere le pagine del romanzo, rimane comunque a dir poco perplesso per come si snoda la sceneggiatura e l’evolversi dei fatti, quasi banalizzati, privi di ogni elemento cinematografico capace di arricchire, nonostante sprazzi di luce grazie a Gandolfini e di Ben Mendelhlson. (Animal Kingdom). Inutile anche il brevissimo cameo di Sam Shepard.

La storia vede un’esponente della mafia (Jenkins) che incarica un rozzo malvivente (Pitt) e suoi adepti (Gandolfini) di fare luce su una rapina avvenuta nel corso di una partita di poker organizzata tra vari boss locali (Liotta su tutti). Gli autori del gesto, incaricanti da un mandante, (Vincent Curatola, anch’egli in “Soprano”), sono due spiantati (Mendehlson e  McNairy) che ovviamente la pagheranno cara.

Il film arriva in Italia dopo essere passato in concorso a Cannes 2012, ovviamente senza destare il benché minimo clamore.

Ben lontane le atmosfere dei veri Noir alla Cohen, o alla Tarantino,

in “Cogan” nessun personaggio riesce a risultare minimamente accattivante e attraente, forse anche a causa di un doppiaggio penalizzante che non aiuta, ma anzi svilisce ancora di più, soprattutto nell’audio dei discorsi dell’appena insidiatosi presidente Barack Obama che spesso fanno da sottofondo alle scene della depressione urbana americana. Se avete fame di cinismo e originalità a stelle a strisce in questo momento, in attesa dei nuovi ed imminenti lavori di Oliver Stone e Quentin Tarantino, consolatevi con “Killer Joe”, di gran lunga più vero e appassionante.

Fabio Vergani

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